lunedì 9 dicembre 2013

Non più un partito di ex

Con la vittoria di Renzi il PD non è più un partito di ex, ex-comunisti, ex-democristiani, ed ex-altri. La ‘fusione fredda’ che aveva provato a mettere insieme le varie anime di provenienza era stato tentativo generoso di alcuni, come Prodi, che avevano in mente un partito riformista moderno. Ma in barba alle intenzioni si erano subito formati dei sottopartiti ( le hanno anche chiamate fondazioni, per darsi un’aura di modernità) in perenne competizione tra di loro. Le storie passate, vissute in modo così ideologico, l’ossessione per l’identità come a creare un recinto che separasse dagli altri, più la vocazioni di molti a vivere di rendite politiche (oltre che di rendite d’altra natura), senza un minimo sforzo di innovazione e tanto meno di immaginazione, ci hanno fatto subire il ventennio berlusconiano per il semplice motivo che questa ‘sinistra’ non era in grado di costituire una vera alternativa. Piagnona, conservativa, logorroica, questa ‘sinistra’ inconcludente, tirava a campare riciclando vecchi pezzi di ideologia da museo delle cere all’insegna di un ‘ecumenismo’ flebile ed inefficace e riproponendo i soliti slogan con un linguaggio contorto e incomprensibile. Con Renzi si apre una nuova stagione. Non la stagione dei miracoli, ma la stagione del fare dopo le chiacchiere, del prendere decisioni che non c’è più tempo, del dinamismo che solo una nuova squadra di dirigenti può imprimere al partito, del parlar chiaro e senza equivoci che non c’è niente da nascondere, dell’esser conseguenti che questo è il dovere di chi fa ‘politica’.    

Nessun commento:

Posta un commento

Questo blog non è moderato. Si raccomanda perciò un'adozione civile di modi e di toni.