venerdì 17 maggio 2013

Romano Prodi, la tessera mancante



Cecilia Alessandrini
Insegnante precaria, segretario del circolo bolognese “Joyce Salvadori Lussu” del Pd .

Romano Prodi, la tessera mancante

Sono giorni che come segretaria di uno dei circoli del Pd di Bologna ricevo e-mail, messaggi e militanti che vengono a restituire la tessera o mi comunicano di non volerla rinnovare per il 2013. Così, ieri, quando ho letto l'agenzia che paventava che anche Romano Prodi stava meditando se rinnovare l'adesione al Pd, non mi sono stupita più di tanto.
Anche Romano Prodi è uno degli iscritti del circolo Pd di cui sono segretaria, il circolo Galvani recentemente intitolato a "Joyce Salvadori Lussu" di via Orfeo nel centro di Bologna.
Certo, Prodi è un iscritto "eccellente" e la sua adesione o meno al Pd assume un valore simbolico molto forte per tutti i militanti, i simpatizzanti e soprattutto per gli elettori del nostro partito, ma così come comprendo il disagio di molti dei miei iscritti dopo quanto accaduto per la Presidenza della Repubblica, a maggior ragione capisco l'eventuale decisione di Prodi di non rinnovare la tessera del partito che ha contribuito a fondare ma che, già in diverse occasioni, l'ha messo in difficoltà.
Quello che è accaduto durante la votazione per la Presidenza della Repubblica è, infatti a mio avviso, estremamente grave su più livelli.
A livello politico, non votando la candidatura di Romano Prodi, i 101 "franchi tiratori" si sono assunti la responsabilità di cambiare la linea di un intero partito i cui elettori avevano votato un preciso progetto politico denominato "Italia Bene Comune" che prevedeva di chiudere l'era berlusconiana per sempre.
In 101 si sono permessi di ribaltare il voto di milioni di persone che si erano espresse prima attraverso le primarie e poi alle elezioni governative, il tutto con l'aggravante che questo gesto ha portato alla rottura dell'alleanza con Sel. Di tutto questo a noi elettori ( e poi militanti) del PD nessuno ha ancora dato conto nonostante la base del partito lo chieda a gran voce.
Anche a livello simbolico non votare Romano Prodi è stato un gesto molto forte. Qualcuno ha deciso deliberatamente di "silurare" in questo modo uno dei padri fondatori del partito, colui che ha avuto l'intuizione che fosse possibile far convergere in un'unica formazione politica la tradizione cattolica democratica e quella più propriamente di sinistra.
Leggendo tra le righe di questo "non voto" si coglie l'idea che alcune componenti del partito stesso consideravano il Pd un esperimento malriuscito, probabilmente un ingombro, e non si sono fatte scrupoli a portarlo sull'orlo del baratro in barba al lavoro e al percorso difficile e accidentato di questi anni.
Credo che poi, in tutto questo, ci sia anche un livello esistenziale che spesso viene deliberatamente ignorato, come se alla politica potessero essere risparmiate categorie come l'etica, la lealtà, l'onestà intellettuale.
In fondo, tutta questa vicenda dice molto anche di quali sono le dinamiche che governano le relazioni all'interno di gruppi che, in teoria, dovrebbero lavorare per un obiettivo comune più alto del mero interesse di una o dell'altra componente.
Io non so assolutamente come si sia sentito Romano Prodi nel veder fallire in questo modo non tanto la sua elezione ma un progetto politico al quale negli anni aveva dato un importante contributo. So però come mi sono sentita io. E io mi sono sentita "tradita" anche a livello personale e ho scoperto di condividere questa sensazione con molti elettori e militanti che nei giorni immediatamente successivi al disastro mi hanno contattata per esprimere tutto il loro disappunto e non pochi aggiungevano di esprimere tutta la solidarietà possibile al prof. Romano Prodi, facendogli sapere che il circolo a cui era iscritto era profondamente indignato per quanto accaduto.
Ed è stata proprio questa ondata emotiva di solidarietà ed indignazione insieme che mi ha portato in quei giorni a decidere di evitare le dimissioni da segretaria, a cui pure stavo pensando, valutando che fosse più utile, attraverso il piccolo ruolo che ricopro all'interno del partito, dare più voce possibile alla dissidenza, rispetto all'accaduto ed anche rispetto all'attuale governo che ci vede insieme al Pdl, espressa dalla maggioranza della base del Pd.
Purtroppo temo che la tessera di Romano Prodi non sarà l'unica mancante nel circolo "Joyce Lussu" in questo 2013, temo che ne mancheranno molte altre appartenenti a persone senza dubbio meno famose ma altrettanto importanti per l'impegno totalmente gratuito che in questi anni hanno regalato al Pd senza chiedere nulla in cambio, se non un progetto politico che aiutasse l'Italia a risollevarsi da questo brutto ventennio.
In questa fase così confusa una cosa (mi) è chiara: senza Romano Prodi e senza tutte le altre tessere mancanti di questo mosaico il Pd, qualora sopravviva, non potrà che essere un partito peggiore.
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