L’iniziativa
promossa dai circoli dei Giovani Democratici di Cernusco, Cassina de’
Pecchi e Carugate per la giornata della Memoria ha fatto tappa al
Binario 21, il memoriale della Shoah di Milano domenica 7 febbraio.
60
persone hanno voluto essere presenti per visitare a casa
nostra il luogo da
dove dal 1943 sono partiti 15 convogli con destinazione i campi di
concentramento e di sterminio, un luogo nascosto ma non troppo dove
nell’indifferenza di troppi Italiani, tantissime Persone sono state
private della prerogativa di essere Umani.
In
tante testimonianze di sopravvissuti si fa cenno alla parola
INDIFFERENZA, parola che ben rappresenta l’Italia delle leggi
razziali dove da un giorno all’altro migliaia di bambini non hanno
più potuto andare a scuola e si sono visti togliere il saluto dei
loro compagni di classe, dalle loro maestre e quando le gli stessi
bambini sono spariti dalle città, dai paesi è stata proprio
l’indifferenza ad averli condannati.
Da
Milano i convogli partivano dal binario 21 della Stazione Centrale ma
non si formavano in stazione, i vagoni venivano caricati nei
sotterranei e poi sollevati a livello dei binari. I vagoni fatti di
legno e lamiera diventavano così una prigione temporanea per un
viaggio di 6 giorni senza sosta; erano vagoni usati per il trasporto
postale con solo 4 piccole aperture e decine di Padri, Madri, Nonni e
bambini stipati senza cibo o acqua.
Due
dei 15 convogli partiti da Milano hanno avuto come destinazione
Aushwitz e sul primo di questi c’era Liliana Segre, adolescente
milanese sopravvissuta ai campi di sterminio e promotrice della
nascita del memoriale.
Il
memoriale ospita quattro vagoni originali e 6 postazioni dove
scorrono le testimonianze dei sopravvissuti, pochissimi. Lungo i 30
metri di muro che costeggia i vagoni sono proiettati i nomi dei
deportati del solo convoglio di Liliana Segre con i sopravvissuti
evidenziati in arancione e il colpo d’occhio sulla distesa di nomi
bianchi su fondo scuro è un pugno nello stomaco.
Per
tanti anni Milano si è colpevolmente dimenticata di quel luogo così
come i milanesi durante la guerra si sono dimenticati
nell’indifferenza di troppi di quei bambini scomparsi dalle scuole
e dalle loro case.
Grazie
a Liliana Segre l’Italia ha recuperato un ricordo di ciò che è
successo e che ora è disponibile a tutti per essere visitato come
testimonianza diretta di un passato che riguarda tutti noi.
Luca Brandi
Bell'articolo Luca! Sintetico, ma al tempo stesso esaustivo. Hai ragione.....i troppi nomi scritti in bianco sulla parete son davvero un pugno nello stomaco!
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