giovedì 11 febbraio 2016

6 e 7 febbraio 2016, Milano, prove di democrazia: le Primarie del Centrosinistra

 Il primo pezzo del percorso per portare un esponente del centrosinistra alla carica di Sindaco di Milano è compiuto. Tutto iniziò nel maggio scorso, quando Giuliano Pisapia annunciò ufficialmente la sua rinuncia a ricandidarsi nel 2016, nonostante gli inviti pressanti venuti da più parti della sua coalizione quando si ebbe sentore della sua scelta. Ma egli la riconfermò più e più volte, ritenendo di dover passare il testimone ad altri. Il timore che attraversava un po’ tutti, era che, data la situazione anche nazionale, fosse difficile trovare una persona che come Giuliano sapesse tenere insieme espressioni politiche e civiche diverse, nonché personalità importanti ma che avevano ultimamente dato qualche pensiero al sindaco uscente ( come Boeri e De Cesaris). Perdere Pisapia alla testa della coalizione avrebbe significato per molti mettere in discussione la possibilità che il centrosinistra meneghino avrebbe di nuovo conquistato la guida dell’amministrazione cittadina, e lasciato il posto quindi a quelle forze di centrodestra tutte tese a dissipare i risultati della buona amministrazione della Giunta Pisapia. I conti in ordine, l’attenzione per l’ambiente, gli interventi nel sociale, il coraggio nell’innovazione, il contrasto alla criminalità e alla speculazione, nonché una visione di lungo periodo e un respiro culturale ad ampio raggio, avevano caratterizzato quell’esperienza, per ultima la prova –riuscita- dell’Expo che portava Milano alla ribalta internazionale, non potevano rischiare di cadere in mani sbagliate.
Ci fu una fase di disorientamento a seguito di quell’annuncio, ma il centrosinistra tenne, e reagì senza cedere allo stupido gioco delle polemiche e contro polemiche interne, come in altri luoghi e in atri tempi. Fu dunque una prova di grande maturità, una volta metabolizzata la rinuncia di Pisapia, delle forze politiche e civiche, che attorno a lui si erano unite, quella di passare immediatamente a definire insieme un percorso condiviso che portasse senza scossoni alla designazione del candidato sindaco attraverso le primarie. Un percorso, visto con la prospettiva odierna, non privo di qualche difficoltà, perché vi convergevano sensibilità e posizioni diverse, ma tutto sommato lineare e trasparente, e coerente rispetto al compito assegnato.
Dichiararono la propria disponibilità a candidarsi dapprima Pierfranco Majorino, assessore alle Politiche Sociali, ed Emanuele Fiano, deputato Pd (che in seguito si ritirò dichiarando il proprio appoggio a Sala). Seguirono Giuseppe Sala, Commissario all’Expo, e Francesca Balzani, assessore al Bilancio e vice-sindaco. Tutti pezzi da 90, nel senso di persone altamente qualificate ed autorevoli, per esperienze e note personali, e dotate –ognuno all’interno di una propria spiccata personalità- della capacità di guidare una macchina complessa come quella del comune di Milano in continuità con i progetti della giunta Pisapia e alla luce di una visione culturale e sociale propria del centrosinistra (progresso e sviluppo sostenibile, diritti e solidarietà, cultura e lavoro). Si aggiunse infine Antonio Iannetta, dirigente dell’organizzazione di promozione sportiva Uisp, poco noto, a dire il vero, al di fuori di quella realtà.
Fu definita la Carta dei valori e il quadro delle Regole per la partecipazione alla Primarie, e a fine anno 2015 venne sottoscritto il patto che vincolava forze politiche e candidati ad accettare il risultato delle primarie quale fosse il candidato vincente e a sostenerlo successivamente nella competizione elettorale. Anche qui, un passo decisivo e qualificante, che fa onore ai promotori dell’accordo (Pd, Sel e Comitati ‘arancione’, mentre Rifondazione Comunista preferì defilarsi in nome di una presunta ‘purezza ideologica’).
Siamo così arrivati al 6 e al 7 febbraio, con quattro candidati in gara, che dopo una bella campagna elettorale all’insegna della correttezza e concretezza ( sia le iniziative singole sia i confronti a 4 sono stati molto partecipati e di grande livello per i modi, le tematiche e i contenuti), si sono affidati al voto dei cittadini. Più di 60.000 milanesi hanno preso parte a questa grande prova di democrazia, con serenità e compostezza, mostrando, d’altro canto, quanto fasulle siano le esibizioni di democrazia via web inventata dalla coppia Grillo&Casaleggio, e quanto patetiche le designazioni che escono dalla sala pranzo dell’ex Cavaliere nella sua ‘modesta’ residenza di Arcore. Sugli altri (Passera, ecc.) stendiamo un velo di pietoso silenzio.
Al netto dei decimali, Sala è risultato primo con il 42% dei voti, Balzani ha il 34%, Majorino il 23%, e Iannetta meno dell’1%. C’è una bella foto che ritrae i 4 candidati sul palco del teatro dell’Elfo stringersi attorno al sindaco uscente Pisapia, come a lanciare un messaggio chiaro che d’ora in poi si lavorerà tutti insieme per far vincere il Centrosinistra a Milano nelle elezioni amministrative di giugno 2016 e portare Giuseppe Sala a ben figurare tra i grandi sindaci riformisti di questa città.


ULTIMORA: malumori in casa Sel, c’è chi – non digerendo Sala – vorrebbe che il partito rompesse il patto e presentasse un proprio candidato alle Comunali. Osiamo sperare che prevalga la ragione, oltre che la lealtà, e ci siano risparmiate sciagure tipo Liguria.  



Marino Contardo

1 commento:

  1. Bentornato Marino, avevi dato l'addio a questo blog per mancanza di interlocutori, invece eccoti qua. Non è che adesso il sito brulica di commentatori ma, tant'è. Come le nuvole: "a volte ritornano".
    Solo un paio di precisazioni: dopo Sala è arrivato un altro candidato, Stefano Parisi. Così il centro destra di candidati ne ha 2 mentre il centro sinistra nemmeno uno, ancora una volta quest'ultimi si sono trascinati allegramente al suicidio. Anche se sono convinto che di questa divisione Renzi c'ha messo il suo "prezioso" zampino. Al netto di cinesi, di elettori di Forza Italia e di chi non avrebbe avuto diritto, Sala mette insieme il 42% dei voti. Se si sommano i voti di Majorino e Balzani si arriva al 57% senza i voti dei cinesi e dei forzitalioti. Suicidio annunciato per i due candidati perdenti, vittoria altrettanto annunciata per Sala. Peraltro, prova non riuscitissima di Sala a EXPO. Ancora una volta ha vinto la spregiudicatezza di Renzi nel perseguire il suo disegno, quello di far nascere il PDn (Partito della Nazione). Nello stesso tempo ha diviso gli avversari disperdendo i loro voti. et voilà vittoria assicurata. Giusto stringersi attorno a Sala per la vittoria definitiva, sia mai dare un dispiacere a Renzi.....

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