Il primo pezzo del percorso per portare un esponente del
centrosinistra alla carica di Sindaco di Milano è compiuto. Tutto
iniziò nel maggio scorso, quando
Giuliano Pisapia annunciò ufficialmente la sua rinuncia a
ricandidarsi nel 2016, nonostante gli inviti pressanti venuti da più
parti della sua coalizione quando si ebbe sentore della sua scelta.
Ma egli la riconfermò più e più volte, ritenendo di dover passare
il testimone ad altri. Il timore che attraversava un po’ tutti, era
che, data la situazione anche nazionale, fosse difficile trovare una
persona che come Giuliano sapesse tenere insieme espressioni
politiche e civiche diverse, nonché personalità importanti ma che
avevano ultimamente dato qualche pensiero al sindaco uscente ( come
Boeri e De Cesaris). Perdere Pisapia alla testa della coalizione
avrebbe significato per molti mettere in discussione la possibilità
che il centrosinistra meneghino avrebbe di nuovo conquistato la guida
dell’amministrazione cittadina, e lasciato il posto quindi a quelle
forze di centrodestra tutte tese a dissipare i risultati della buona
amministrazione della Giunta Pisapia. I conti in ordine, l’attenzione
per l’ambiente, gli interventi nel sociale, il coraggio
nell’innovazione, il contrasto alla criminalità e alla
speculazione, nonché una visione di lungo periodo e un respiro
culturale ad ampio raggio, avevano caratterizzato quell’esperienza,
per ultima la prova –riuscita- dell’Expo che portava Milano alla
ribalta internazionale, non potevano rischiare di cadere in mani
sbagliate.
Ci fu una fase di disorientamento a seguito di quell’annuncio, ma
il centrosinistra tenne, e reagì senza cedere allo stupido gioco
delle polemiche e contro polemiche interne, come in altri luoghi e in
atri tempi. Fu dunque una prova di grande maturità, una volta
metabolizzata la rinuncia di Pisapia, delle forze politiche e
civiche, che attorno a lui si erano unite, quella di passare
immediatamente a definire insieme un percorso condiviso che portasse
senza scossoni alla designazione del candidato sindaco attraverso le
primarie. Un percorso, visto con la prospettiva odierna, non privo di
qualche difficoltà, perché vi convergevano sensibilità e posizioni
diverse, ma tutto sommato lineare e trasparente, e coerente rispetto
al compito assegnato.
Dichiararono la propria disponibilità a candidarsi dapprima
Pierfranco Majorino, assessore alle Politiche Sociali, ed Emanuele
Fiano, deputato Pd (che in seguito si ritirò dichiarando il proprio
appoggio a Sala). Seguirono Giuseppe Sala, Commissario all’Expo, e
Francesca Balzani, assessore al Bilancio e vice-sindaco. Tutti pezzi
da 90, nel senso di persone altamente qualificate ed autorevoli, per
esperienze e note personali, e dotate –ognuno all’interno di una
propria spiccata personalità- della capacità di guidare una
macchina complessa come quella del comune di Milano in continuità
con i progetti della giunta Pisapia e alla luce di una visione
culturale e sociale propria del centrosinistra (progresso e sviluppo
sostenibile, diritti e solidarietà, cultura e lavoro). Si aggiunse
infine Antonio Iannetta, dirigente dell’organizzazione di
promozione sportiva Uisp, poco noto, a dire il vero, al di fuori di
quella realtà.
Fu definita la Carta dei valori e il quadro delle Regole per la
partecipazione alla Primarie, e a fine anno 2015 venne sottoscritto
il patto che vincolava forze politiche e candidati ad accettare il
risultato delle primarie quale fosse il candidato vincente e a
sostenerlo successivamente nella competizione elettorale. Anche qui,
un passo decisivo e qualificante, che fa onore ai promotori
dell’accordo (Pd, Sel e Comitati ‘arancione’, mentre
Rifondazione Comunista preferì defilarsi in nome di una presunta
‘purezza ideologica’).
Siamo così arrivati al 6 e al 7 febbraio, con quattro candidati in
gara, che dopo una bella campagna elettorale all’insegna della
correttezza e concretezza ( sia le iniziative singole sia i confronti
a 4 sono stati molto partecipati e di grande livello per i modi, le
tematiche e i contenuti), si sono affidati al voto dei cittadini. Più
di 60.000 milanesi hanno preso parte a questa grande prova di
democrazia, con serenità e compostezza, mostrando, d’altro canto,
quanto fasulle siano le esibizioni di democrazia via web inventata
dalla coppia Grillo&Casaleggio, e quanto patetiche le
designazioni che escono dalla sala pranzo dell’ex Cavaliere nella
sua ‘modesta’ residenza di Arcore. Sugli altri (Passera, ecc.)
stendiamo un velo di pietoso silenzio.
Al netto dei decimali, Sala è risultato primo con il 42% dei voti,
Balzani ha il 34%, Majorino il 23%, e Iannetta meno dell’1%. C’è
una bella foto che ritrae i 4 candidati sul palco del teatro
dell’Elfo stringersi attorno al sindaco uscente Pisapia, come a
lanciare un messaggio chiaro che d’ora in poi si lavorerà tutti
insieme per far vincere il Centrosinistra a Milano nelle elezioni
amministrative di giugno 2016 e portare Giuseppe Sala a ben figurare
tra i grandi sindaci riformisti di questa città.
ULTIMORA: malumori in casa Sel, c’è chi – non digerendo Sala –
vorrebbe che il partito rompesse il patto e presentasse un proprio
candidato alle Comunali. Osiamo sperare che prevalga la ragione,
oltre che la lealtà, e ci siano risparmiate sciagure tipo Liguria.
Marino Contardo
Bentornato Marino, avevi dato l'addio a questo blog per mancanza di interlocutori, invece eccoti qua. Non è che adesso il sito brulica di commentatori ma, tant'è. Come le nuvole: "a volte ritornano".
RispondiEliminaSolo un paio di precisazioni: dopo Sala è arrivato un altro candidato, Stefano Parisi. Così il centro destra di candidati ne ha 2 mentre il centro sinistra nemmeno uno, ancora una volta quest'ultimi si sono trascinati allegramente al suicidio. Anche se sono convinto che di questa divisione Renzi c'ha messo il suo "prezioso" zampino. Al netto di cinesi, di elettori di Forza Italia e di chi non avrebbe avuto diritto, Sala mette insieme il 42% dei voti. Se si sommano i voti di Majorino e Balzani si arriva al 57% senza i voti dei cinesi e dei forzitalioti. Suicidio annunciato per i due candidati perdenti, vittoria altrettanto annunciata per Sala. Peraltro, prova non riuscitissima di Sala a EXPO. Ancora una volta ha vinto la spregiudicatezza di Renzi nel perseguire il suo disegno, quello di far nascere il PDn (Partito della Nazione). Nello stesso tempo ha diviso gli avversari disperdendo i loro voti. et voilà vittoria assicurata. Giusto stringersi attorno a Sala per la vittoria definitiva, sia mai dare un dispiacere a Renzi.....