martedì 30 aprile 2013

L’esorcista

Per ben due volte in 18 faticosi lunghi mesi il Presidente Napolitano, di fronte a una situazione politica indemoniata e a un quadro economico da urlo ha dovuto rivolgersi all’esorcista: la prima volta nei panni di Mario Monti e la seconda di Enrico Letta.
L’esorcista in entrambi i casi ha caratteri precisi: agisce con calma, gelo e competenza; comunica con voce pacata tra l’ipnotico e il narcotico; parla linguaggi dimenticati e avulsi, appartenenti ai campi semantici del “rigore” e della “serietà”.; dice di essere lì non per voler suo, ma come strumento/veicolo di una sfida che solo lui può evitare che si trasformi in una sfiga.
Quando l’esorcista esce allo scoperto, gli esponenti della vecchia politica auto centrata fanno in breve tempo la fine dei dinosauri, passando dall’onnipresenza all’invisibilità.
L’esorcista ha davanti un Paese che annaspa, che non ha neanche più la forza di essere nervoso, mentre  "sinistramente" vengono replicati all’infinito gli stessi errori, con le stesse facce che puntualmente rispuntano a  frenare “la ruota” che dovrebbe “girare”, come più volte ripetuto dal nostro Segretario dell’ultima stagione.
In campo si scatenano guerre fuori controllo, senza eserciti e senza squadre, anarchia feudale: tutto il contrario della regola democratica che fonda la trasparenza e la rappresentanza.
Ormai dopo il due non c’è più il tre. E’ venuto il momento ineludibile della pace, ma…”la pace è sempre più difficile della guerra”(Colum McCann).
E’ venuto il momento di gestire i conflitti e smettere di fomentarli, di coltivare un po’ più di moralità e di legalità, di verità sussurrate e condivise, di parole ponderate e costruttive…o anche di praticare il silenzio e l’ascolto: un esercizio troppo  trascurato.

2 commenti:

  1. Cara Franca, come non convenire con te sull'ultimo capoverso del tuo intervento. Trovo che tra coloro che dicono di 'fare politica' abbondi all'inverosimile il 'parlare' ma sia molto scarso l'ascoltare', e tanto meno 'trarre le conseguenze da ciò che si dice' (potrebbe non convenire). E così tra primedonne attempate anzitempo che si pavoneggiano in 'argute' analisi puntualmente smentite dai fatti,e tuttologhi in servizio permanente nello spiegarci l'intero universo (ma non al perché ogni volta il mondo viri in direzione opposta), rimane l'eterna domanda: e ora che fare? Abbiamo fior fior di esimi rappresentanti eletti lautamente stipendiate, si guadagnino il posto che gli abbiamo conferito e ci diano le risposte che ci spettano, oppure lascino il posto ad altri più meritevoli (si presume).

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  2. ...boh...forse non mi sono espressa bene: "ascoltare" per me fa rima con "fare", punto.

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