domenica 21 aprile 2013

Una Rivoluzione, non rottamazione

Scrive, Michele Serra, su "La Repubblica" di oggi che esiste "una sinistra che odia la sinistra tutta interna al Pd". Come poter non concordare su questa frase? E' così lampante, così evidente, che anche uno poco avvezzo alle questioni politiche, dopo gli avvenimenti delle ultime 72 ore, se ne renderebbe conto. Ora, sta a noi prendere delle decisioni e comportarci di conseguenza. Di fronte abbiamo due possibili strade: arrenderci e rinnegare tutto quelle costruito a fatica fino ad oggi oppure rimboccarsi le maniche e riconfermare il nostro impegno. Seguirò la seconda strada, impossibile per me fare o ipotizzare altro. Lo farò, spero lo faremo tutti insieme, consapevoli che per rinascere, per rilanciare le nostre idee, per lavorare a una nuova prospettiva comune alle forze progressiste, cè una condizione dalla quale non possiamo prescindere: dobbiamo fare, prima di ogni altra cosa, una rivoluzione. Si, esatto, rivoluzione. Dobbiamo rispolverare questo vecchio, tremendo, inquietante termine: RIVOLUZIONE. Per cambiare, per ritrovare un senso comune, per liberarci definitivamente da quanti hanno voluto la rovina di questo partito. Rivoluzionare gli schemi, gli approcci, la comunicazione. Spazzare via le correnti, le divisioni, le guerre fratricide. Bisogna ricominciare da una generazione nuova. Nuova nono solo per questioni anagrafiche, nuova nei metodi, nei comportamenti e nelle idee. La "vecchia" generazione, quella onesta e capace, non potrà che favorire e assecondare questo passaggio. Oggi più che mai, è necessario. A Cassina lo stiamo già facendo, perchè altrove aspettare??

3 commenti:

  1. Ho come l'impressione che vogliate provarci con Renzi, il mister Bean della politica, il tuttologo del nulla e nientologo del tutto.
    Buona rivoluzione!

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  2. La parola 'rottamazione' ha un che di insultante, lasciamola dunque cadere nel limbo della provocazione che ha fatto il suo tempo. Ma quella parte della dirigenza nazionale che ha fatto degli errori gravi dalle elezioni ad oggi, Bersani in testa, non possono far finta di niente, né scansare disinvoltamente una seria riflessione sulle proprie mancanze. E anzichè le notti dei lunghi coltelli e delle vendette a scoppio ritardato, si potrebbe risolvere la questione chiedendo a costoro di farsi da parte, in caso contrario provvedere di conseguenza. Rimane aperta la questione dei 101 grandi(?) elettori double-face, si dovrebbero esporre e dire la loro. Se non lo faranno, un'ombra di sospetto graverà per lungo tempo sul partito.

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  3. Caro anonimo,
    Bisogna tentarci con tutti, Renzi compreso, anche se le sue sono posizioni molto vicine a quelle di chi con la destra ci voleva andare da tempo. Non è una questione di nomi, è una questione di sopravvivenza. O si cambia o si muore.

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