Il fatto che martedì scorso a Ballarò Gasparri, poco noto per dissentire dal verbo berlusconiano, sia intervenuto contro l’uso da basso impero della raccomandazione e abbia analizzato con precisione tutti i difetti del comportamento della Cancellieri: inopportunità, sventatezza, scorrettezza istituzionale…. Il tutto dopo una solidarietà senza-se-e-senza-ma espressa al Guardasigilli da Berlusconi e altri suoi fidi.
Il fatto che tutte le polemiche e gli sproloqui vertano sulle telefonate del Ministro di appoggio a un’amica piuttosto che sul fatto, realmente inaccettabile che chi occupa certe posizioni istituzionali mantenga con naturalezza amicizie quanto meno imbarazzanti, come quella tra Berlusconi e Dell’Utri (Qui sì ci starebbe il paragone, non sulla telefonata!).
Il fatto che nel caso Cancellieri si contrapponga la generosità umana al turpe giustizialismo, come si era sentito in vari casi della berlusconeide.
Il fatto che…… aggiungetene altri a piacere. Il gioco potrebbe continuare poi formulando le domande sollecitate dai fatti, fino ad arrivare alla madre di tutte le domande: che sia il clientelismo, il nepotismo, la parentopoli, il familismo, il libero scambio di cariche e favori, in una parola la corruzione alla base di ogni altro problema del Paese? Il tutto tra bravi padri di famiglia, tra persone mosse da generosità e umanità che operano a fin di bene in una realtà con la quale “bisogna fare i conti”.
Pasolini parlava di 'mutazione antropologica' a proposito del passaggio, nel periodo della ricostruzione post-bellica, dall'Italia rurale fresca e ruspante all'Italia metropolitana e industriale, nevrotica e ossessionata dal benessere materiale. E' uno dei punti deboli della sua analisi della società italiana di quell'epoca, ispirata ad una forma di nostalgia verso una sorta di arcadia che non è mai esistita, ché la vita nelle campagne era dura e violenta. A seguito della ricostruzione postbellica, anzi della costruzione di un paese moderno e avanzato (industria, mobilità, servizi, infrastrutture, scolarizzazione, salari, ecc.), si aprì fra gli anni '60 e '70 la stagione dei diritti (divorzio, statuto dei lavoratori, aborto, diritti delle donne, nuovo codice di famiglia, salute, welfare) e della partecipazione democratica di vasti settori di popolo. Quello che sostanzialmente è rimasto fermo è il mondo della politica e dell'amministrazione dello stato, un coacervo di conservatorismi e di privilegi che ha prodotto prima Tangentoli e poi il ventennio berlusconiano. Ora, a parte le conseguenze nefaste sul terreno economico e dei redditi -come tutti possiamo osservare- s'è prodotta -questa volta ritengo a ragione- una mutazione antropologica di una grande fetta del popolo italiano, con fenomeni di corruzione diffusa e di microcriminalità che si fa fatica a contenere perché ormai troppo invasiva e cronica, e di estraneità allo Stato e quindi alle regole. Uscirne non sarà facile, richiede tempi lunghi, ma necessita determinazione e tenacia, e disponibilità al cambiamento, di idee, di comportamenti, di donne e di uomini. Il comportamento della Cancellieri, invece, sta a confermare il vecchio andazzo, e anche se non penalmente rilevante è riprovevole dal punto di vista morale. Perciò, se avesse avuto un minimo di dignità, avrebbe dato le dimissioni. Ma, anche incoraggiata dalla solidarietà bipartisan che le è stata espressa per ragioni di puro equilibrio politico, è rimasta al suo posto a mostrarci la solita faccia di tolla.
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