venerdì 4 ottobre 2013

“…altri morti senza un nome. E non sarà l'ultima volta”

Sono parole di Angelino Alfano che sembra aver ripescato, nella testimonianza diretta della tragedia, le parole dell’umanità e dell’emozione.

Eppure lo sapevamo anche noi
l'odore delle stive
l'amaro del partire
Lo sapevamo anche noi
e una lingua da disimparare
e un'altra da imparare in fretta
prima della bicicletta
Lo sapevamo anche noi
e la nebbia di fiato alla vetrine
e il tiepido del pane
e l'onta del rifiuto
lo sapevamo anche noi
questo guardare muto
E sapevamo la pazienza
di chi non si può fermare
e la santa carità
del santo regalare
lo sapevamo anche noi
il colore dell'offesa
e un abitare magro e magro
che non diventa casa
e la nebbia di fiato alla vetrine
e il tiepido del pane
e l'onta del riufito
lo sapevamo anche  noi                                                                                                             questo guardare muto  

(Gianmaria Testa, Ritals )


Ma cosa deve accadere per sperare che sia l’ultima volta? Esiste un quantitativo di morti, un’intensità della vergogna e del dolore  perché - come è successo per gli orrori della shoah - si dica BASTA, “Mai più!” e si comincino ad esplorare soluzioni alternative, nuovi vaccini per uscire dagli schemi ottusi dell’egoismo e dell’indifferenza?


Così è nato il grande laboratorio dell’UE, tuttora un cantiere aperto che ha comunque preservato i paesi europei  per quasi settantanni da altre guerre.


Oggi si blatera spesso di comunità internazionale, termine ancora assai vago.


Quelle dei migranti sono tragedie vecchie di secoli, come la fame e la guerra. Sono tragedie che ci portiamo nel sangue, come italiani, nel nostro DNA. Fanno parte della nostra storia più o meno recente e l’Italia, sia pure in modo diverso, da paese di immigrazione sta riprendendo ad essere paese dal quale si emigra.




Il terzo millennio, l’era della globalizzazione, è cominciato da un pezzo, ma sembra che il tempo non passi.


Mentre l’Occidente, i suoi popoli e la sua civiltà si avviano all’estinzione demografica innanzi tutto, persone, tante persone, cariche di fame, di paura, di nostalgia, scappano e non hanno altra via di fuga di quella offerta dalla spietata criminalità organizzata.


Qualcuno li chiama migranti, qualcuno clandestini, viaggiatori che nessuno aspetta. A loro non è concesso un porto, sono stati spinti al distacco, alla ricerca di una via di salvezza, rincorrendo una dignità che manca quando non si ha nulla da perdere; una dignità dei diritti che molti chiamano “libertà”. Ma per loro, nella società globalizzata, non c’è una possibilità legalmente protetta di spostarsi, di viaggiare, di tentare una via d’uscita dalla miseria e dalla violenza.

4 commenti:

  1. Tre pescherecci hanno "fatto finta" di non vedere quello che stava accadendo al barcone della morte in fiamme. Non sono andati via per vigliaccheria o per trasgredire la legge del mare e quella umana, ma per non essere incriminati di 'favoreggiamento dell'immigrazione clandestina" (già successo). E' il risultato di una legge infame, fatta da un fascista-ripulito e da un razzista-sempresporco. Parlo della legge Bossi-Fini. Sempre in vigore (mai cancellata) e sempre pronta a uccidere.

    RispondiElimina
  2. Io credo che in una siffatta situazione la legge Bossi-Fini non operi: in situazioni simili vige il principio sacro che in mare tutti, dalle più grandi navi,civili o militari, alle più piccoli barche, sono tenuti a prestare soccorso a natanti e persone in difficoltà. Chi va per mare lo sa bene.
    Se fosse appurato che i pescherecci in questione scientemente hanno evitato di soccorrere il barcone in difficoltà ed i naufraghi per me c'è il reato di omissione di soccorso.

    RispondiElimina
  3. Infatti: se gli immigrati vengono aiutati si corre il rischio di essere incriminati per favoreggiamento, se invece non si presta loro soccorso si corre il rischio di essere incriminati per omissione. Tutto questo grazie alla legge Bossi-Fini, mix esplosivo di: intolleranza, discriminazione, razzismo e inumana violenza. Per non parlare del democristianissimo, cattolicissimo, moderatissimo, devotissimo personaggio chiamato Casini, il quale, gli immigrati preferiva prenderli a cannonate, lì, seduta stante. La Bossi-Fini dunque, una legge pazzoide per un Paese reso ancora più pazzo.

    RispondiElimina
  4. Mi sono spiegato male, probabilmente: soccorrere una persona in mare non è favorire l'immigrazione, ma obbedire ad una legge, sacra, del mare. Io non avrei dubbi, poi voglio vedere chi avrebbe il coraggio di incriminarmi. Certo bisogna avere un po' di.. attributi.

    RispondiElimina

Questo blog non è moderato. Si raccomanda perciò un'adozione civile di modi e di toni.