giovedì 28 marzo 2013

Lo stato nascente del moVimento

Dal Blog di "Lettera43"

Ammesso e concesso che il moVimento di Grillo sia uno di quei moti sociali studiati dai sociologi nelle loro analisi, i quali più o meno scientificamente traggono dal divenire storico un “modello” – ove dal fluire diacronico degli eventi colgono  l’elemento invariante, sincronico,  di tutti i movimenti–, c’è da chiedersi: il M5s è ancora in evidente stato nascente, in quella condizione pre-liminare in cui un movimento è ancora in incubazione, o è già crisalide? Ed è possibile prevedere quali esisti storici potrà avere questo stato nascente? Secondo l’inventore della formula, Francesco Alberoni, ci sono quattro  possibili modi di esiti ultimi dello stato nascente.

A) Viene represso nel sangue (come gli Albigesi). Questa  è ipotesi da scartare perché non sono più quei  tempi. Benché girino nel mondo sguardi truci come quello di Sallusti e mascelle digrignanti come quella di Belpietro,  non c’è un Villain  all’altezza  che possa pronunciare la terribile frase: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi” rivolta a chi faceva notare al re cattolico assediante  che nella rocca ove si erano rinserrati gli eretici ci potesse essere qualche buon cristiano.
B) Si estingue in quanto la gente non ci crede più e va altrove. È esito possibile questo benché prematuro. Piazza San Giovanni è ancora troppo calda.
C) Il movimento si esaurisce  in una vampata come nel caso dell’orgiastico movimento hippie oppure come il ’68, ossia non si materializza in una istituzione (Partito, Chiesa, Fondazione, Istituto  ecc) però resta la nostalgia del paradiso perduto.
D) Diventa un’istituzione o si integra in una preesistente .  È il caso dei movimenti pauperistici ed evangelici del Medioevo (francescanesimo, domenicanesimo, valdesi, dolciniani) in parte chiusi in un Ordine e in una Regola e incorporati nella Chiesa universale, in parte esclusi e destinati a fondare una loro Chiesa.

Il MoVimento è in una fase di tumultuosa crescita e rifiuta sistematicamente l’opzione realistica e storica: diventare una istituzione o contribuire  a una preesistente (Parlamento). È nella fase, incredula, in cui c’è ma  fa finta o crede sinceramente  di non esserci. Vuole rimanere nello “stato di grazia” del moVimento assoluto, nell’effervescenza perenne dello stato nascente, quello millenarista, profetico (gli insulti di Grillo sono come le invettive di Isaia, di Giovanni il Battista) dove l’ebbrezza del Vaffa scalda i cuori e rinsalda i vincoli della comunità e fa vibrare la Rete. I post dove si insulta e si difende la purezza della comunità dalle tentazioni del Secolo,  sono in assoluto i più commentati nel blog (oltre 18.000 quelli di Bersani morto che cammina, oltre 9000 quelli dei “puttanieri” di regime, su una media di 3-4000 commenti dei post ordinari).

Ma già nel MoVimento c’è qualcuno che sente il fascino della Istituzione, la seduzione della Dignità delle Cariche, già vedi le frequentazioni discrete della Buvette, l’uso cauto della Macchina Blu (definita  con una bugia  linguistica “Auto aziendale”). Sì perché la prima rivoluzione,  sia quando stai nel Movimento che quando approdi nell’Istituzione,  è terminologica – le cose ci sono da sempre, sono i nomi a cambiare-,  è parlare al Secolo  con il proprio linguaggio o accettare quello del Secolo con le vecchie tracce del proprio, con le dovute perifrasi della langue de bois degli  integrati.  Se il movimento sposa le istituzioni può fare le riforme, contribuire alla Renovatio ecclesiae,  facendo confluire lo stato nascente nell’alveo del grande fiume. Occorre che il seme muoia perché la pianta nasca. Oppure restare nella fase millenaristica di rivoluzione permanente che dura finché dura. Diceva Tom Hydin, fondatore del movimento studentesco americano (SDS) poi andato sposo a Jane Fonda: «La differenza tra un riformista  e un rivoluzionario è che il riformista fa la rivoluzione per gli altri, mentre il rivoluzionario la fa per se stesso». Quale sarà perciò l’esito del moVimento? Indovinala Grillo!

7 commenti:

  1. L'accostamento del fenomeno 'Grillo al '68' proprio non rieco a vederlo. Questi ragazzotti/e più o meno attempati/e che si mettono sull'attenti -o al massimo balbettano qualcosa di incomprensibile- quando parla il capo, non somigliano neanche lontanamente ai ribelli del '68. C'erano anche lì i leader -che emergevano per talenti personali- ma erano davvero tanti e continuamente messi in discussione. I movimenti legati al '68 si prolungarono fino agli anni '80, altro che vampata! E poi, molti dei temi agitati in quegli anni passarono di fatto nel bagaglio dei partiti 'tradizionali' della sinistra (anche nel PSI, che allora andava forte, almeno a livello di potere), per diventare poi patrimonio di ampia parte della società italiana: pensa solo al nuovo diritto di famiglia, alla pillola, ai consultori, al divorzio, all'aborto, allo statuto dei lavoratori, insomma la stagione dei diritti rinasce dopo la Resistenza in quegli anni, pur tra contraddizioni anche a livello teorico, baruffe a non finire, contrapposizioni furibonde, ma feconde. Invece e Grillo e i suoi, quale nuova stagione stanno aprendo? A parte il martello demolitore -che indubbiamente ci vuole su tante schifezze che anche la sinistra ha in parte avvallato e condiviso (e su ciò al riflessione tarda)- non si vede di quale proposta siano portatori.

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  2. Il parallelo con il '68 l'ha fatto Michele Serra. Io indago, col sussidio del mio prof. di allora Francesco Alberoni, la fisiologia del "movimento collettivo" M5s. Per la patologia le mie riserve sono le tue...

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    1. Beh, se hai fatto proprio il parallelo di Serra vuol dire che lo condividi, io invece no, anche se lo seguo con interesse, e il più delle volte con condivisione, sull'Amaca e sul Venerdì di Repubblica. In quanto ad Alberoni, per quel poco che ho letto sul Corriere ma mi basta, lo considero un campione di banalità, ma non escludo aspetti interessanti, solo che il tempo limitato mi costringe a preferire altri autori.

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    2. Serra faceva solo il paragone con il '68, movimento collettivo quello e movimento collettivo l'altro. Di Alberoni hai letto poco, se hai letto solo il Corriere. Ha scritto molti saggi che io ritengo importanti anche se discutibili: "Movimento e istituzioni" soprattutto, ma anche "Genesi" che completa il suo lavoro. So che non è simpatico, ma io non posso farci nulla... a me interessano le idee, solo quelle...

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  3. Il '68, oltre la carico positiva e la consapevolezza che le cose si possono cambiare, come dice Marino, è stato funzionale per la determinazione di tante conquiste sociali, politiche, civili. Grillo e il suo dirompente Movimento, forse, dopo la decisione incomprensibile di non sedersi al tavolo, buttando a mare di fatto l'unica possibilità concreta di cambiamento che oggi ci troviamo di fronte, ha un solo scopo, la distruzione del sistema.
    A tal proposito vi incollo questo post trovato sul sito di Bersani. Riflettiamoci.
    "In questi ultimi giorni si è rivelato il vero fine del M5S:

    Esso non vuole il bene dell'Italia, vuole distruggere il sistema politico italiano e dalle sue macerie vuole governare il Paese. Il tutto senza conoscere come si scrivono le leggi e come funziona la macchina parlamentare. Parlano di governo dei cittadini ma i cittadini dall'età della Grecia delegano dei rappresentanti per governare e per essere rappresentati.

    Non vogliono "sporcarci le mani" con il sistema del parlamento ma vogliono ucciderlo, vogliono il 51% anche a costo di mandare l'Italia nel baratro, si "lavano le mani" dei problemi attuali ben sapendo che gli italiani li hanno votati per risolvere i problemi. Gli italiano che hanno votato perchè credevano nel progetto 5 stelle o per "protesta" rimarranno delusi, il M5S fino a quando non avrà il potere assoluto non farà nulla e non presenterà nemmeno un DDL ma continuerà a urlare e offendere.

    Per noi prima di Bersani c'è il PD, prima del PD c'è l'Italia. Ecco la "piccola" differenza tra noi e loro".

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  4. E' stata data una possibilità, a Grillo e ai suoi, di giocare la propria partita con lealtà e trasparenza, ma hanno preferito rovesciare il tavolo. Tanto peggio tanto meglio, questa è ormai la linea che detta il bicefalo Grillo-Casaleggio. Tra il capriccio infantile e sogni malati di palingenesi totale, le prime vittime sono proprio i neoparlamentari 5Stelle, ridotti a burattini balbettanti o comparse obbedienti. Io penso che questo stato di soggezione non regga a lungo, e che la propaganda e l'enfasi roboante del capo tra non molto farà capolino dietro il ridicolo e il grottesco, e si apriranno nuove possibilità. Da parte nostra ci vorrà ancora perseveranza e determinazione, ma anche fantasia e coraggio (penso ad esempio al finanziamento pubblico dei partiti -da abolire-, alla Tav -opera inutile e faraonica come il ponte sullo stretto- in un paese dove le risorse vanno impiegate nella piccola e ordinaria manutenzione del territorio, al sistema delle Tv che va liberato dall'oligopolio RAI-Mediaset -non più di un canale per lo stesso proprietario (qui è il nocciolo vero del conflitto di interessi di mister B.), alla revisione del sistema dell'appello e del ricorso in Cassazione nel sistema Giustizia -che sono possibilità da motivare e non diritti-, ed altro)

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  5. Ecco Marino, secondo me hai colto il senso della questione. Magari farò venire i brividi sulla schiena a qualcuno, ma credo che si possa pensare di impegnarsi con determinazione per avvicinare gli eletti 5 Stelle al di la del suo leader, un po come fatto per l'elezione dei due presidenti delle Camere. E questo vale ancora di più in chiave futura, anche a livello locale.

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