sabato 5 novembre 2016

Ancora a proposito di Referendum: l'Italia cambia

C’è una strana discrasia tra ciò che vediamo e leggiamo sui media e ciò che sentiamo nella vita di tutti i giorni. I media, ormai assediati dagli altri modi di comunicazione e di informazione che la rete impone, pensano di sopravvivere alzando il tiro. Titoloni ad effetto, toni ansiogeni dei sottotitoli, gigantografie che dovrebbero eccitare l’immaginazione, italiano approssimato e scarsa coerenza interna nei testi. Da questa informazione sovraeccitata par di capire che il tratto fondamentale del Referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo sarà la lotta titanica di Renzi, e del suo governo, contro il resto del mondo. Se così è la faccenda è chiusa, il Sì può chiudere baracca e burattini e il No trionfante dilagare e pretendere immediate nuove elezioni politiche (dall’esito disastroso per il paese al di là di chi potrebbe vincere, ma questo non ha nessuna importanza per ‘il resto del mondo, media compresi’). Ora, sarà che frequento posti sbagliati o persone inattendibili, tuttavia la mia impressione è che la realtà è ben diversa. Non penso ad un Sì come sicuro vincente, penso invece che ce la giocheremo alla pari, o sul fil di lana, come si dice. Comunque vada, dopo il 4 dicembre la situazione politica italiana non sarà più quella di prima. Non penso alla catastrofe o alle catastrofi annunciate, penso che i due risultati possibili avranno effetti per certi versi simili per altri nettamente diversi, ma che il nostro paese uscirà comunque diverso da come è entrato in questa vicenda. Effetti simili: grande fibrillazione all’interno del Pd con esiti anche drammatici, tensioni in Parlamento fra governo e minoranze al limite dell’eversione; effetti diversi: con il Sì vincente si avvia la stagione di un vero cambiamento, se vince il No per almeno una generazione avremo ancora una democrazia azzoppata, dove le discussioni infinite rinvieranno ogni seria decisione per il governo del paese. Con tutte le conseguenze del caso sull’economia e sul sistema sociale. Ma, il popolo è sovrano, si dirà. Tuttavia quest’affermazione di nota evidenza nulla dice a proposito degli effetti, e delle conseguenze, di una scelta anziché di un’altra.
Per tutte le ragioni brevemente trattate ritengo più saggio, più consapevole e più responsabile, votare Sì al Referendum costituzionale.
Ultimo pensierino: come si può pensare di lasciare una faccenda così importante nelle mani di quel variegato e bizzarro fronte del No che va da Casa Pound all’Anpi, da D’Alema a Brunetta, da Salvini a Bersani, dal Professor Zabrelbeski a Belpietro? Che cosa può uscire di buono da questa allegra compagnia di giro? Ecco, in questo Referendum si confrontano anche due stili di essere, nella politica e nella società.


Marino Contardo

2 commenti:

  1. A cominciare da RAI3 (proprietà di Renzi), proseguendo per Mediaset e approdando a SKY è tutto un proliferare di attestazioni nei confronti del governo, stracciandosi le vesti a favore del Sì. Se ci mettiamo insieme i giornaloni ecco che facciamo arrossire la vecchia Pravda. Quasi tutta l'informazione invece di fare il cane da guardia al potere si sono ridotti a cani da compagnia o da riporto. Quasi tutti a favore del Sì. Vero, quelli del NO sono un variopinto di personaggi che non stanno assieme neppure con l'Attak, ma è inevitabile quando il quesito non ti lascia via di scampo. O Sì o No. Punto. Si fa meno fatica ad elaborare i maggiori personaggi del Sì. Renzi, per esempio, non è stato investito dal suffragio popolare e non ha nessun mandato per manomettere la Carta. Inizialmente ha portato al Nazareno un noto statista cacciato dal Parlamento perché indegno, Berlusconi. Dopo un tradimento da parte di Renzi, lascia il testimone a Verdini. Un personaggio che si fa prima a contargli i capelli che non le pendenze giudiziarie a suo carico. Punto, questi sono i tre personaggi maggiori della controriforma, gli altri sono da contorno o da abbellimento.

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    1. Piccola precisazione: Renzi non ha solo RAI3 ma tutta la RAI.

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