lunedì 1 aprile 2013

Indovinello

Prendo da un blog di un giornale web ad ampia diffusione questo intervento di un anonimo e pongo la domanda: secondo voi è un uomo di destra o di sinistra quello che scrive?

Sentite un pò, intelligentoni e intelligentone che non siete altro! Oltre a scrivere illuminati commenti, cosa siete disposti a fare concretamente nei fatti (non a chiacchere) da domani mattina? Noi italiani siamo specialisti a dire cosa dovrebbero fare gli altri: "armiamoci e partite!"

Secondo me è di destra. Perché 1) ha disistima degli intellettuali (chiamati intelligentoni) e 2)  mette l'enfasi sui fatti e non sulle chiacchiere.

 E' vero i fatti ci vogliono, eccome,ma il nostro interlocutore ha disprezzo per le idee e i pensieri, dimenticando forse - proprio oggi che è un giorno di festa cristiana -  che le rivoluzioni più grandi nella storia sono state fatte dalle "chiacchiere" ossia da messaggi nuovi e rivoluzionari del tipo: "Ama il prossimo tuo come te stesso"... Sicuramente non un fatto, da qualsiasi profilo lo si riguardi, ma un comando, un precetto, un'idea operativa sul mondo. A volte mi diverto un mondo a indovinare l'orientamento politico dei miei interlocutori. Vi sono dei tic linguistici  che tornano immancabilmente, che li "scoprono"...

9 commenti:

  1. Il tranello intellettuale di un liguaggio sterile é la partola "fatto". Il fatto si racconta, si recita, appartiane al manuale d'istruzione...I fatti sono il non senso, una pruriginosa voglia di rivalsa sociale. La parola corretta è "atto" unico, irripetibile e slegato da ogni sorta di frammentarietà e logica di controllo...Carmelo Bene insegna!
    Sinistra/Destra Bene/Male sono la noiosa ovvietà!

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  2. Sinistra/destra sono voltaggi mentali permanenti nella storia, cambiano le declinazioni in ogni singola epoca... vasto discorso!

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  3. Stimolante riflessione. Da dilettante nell'analisi epistemologica, direi che il 'fatto' in quanto appartenente al passato è lì con tutta la sua incontestabile e violenta immutabilità, l''atto' è invece qualcosa in fieri, in divenire, e perciò davvero unico, singolare, irripetibile, e quindi democratico. Da ciò deriva che ai nostri eletti più che fatti chiediamo atti, sui quali possiamo intevenire, almeno con le armi della dialettica, e che richiedono responsabilità.
    Ad Alfio: aggungerei 'proletari di tutto il mondo unitevi' e 'giustizia, onore, felicità'(Camus), e qui mi fermo, anzi mi viene un'idea: ai tempi di twitter perchè non lanciare un concorso sui messaggi di grandi profeti e pensatori e poi cucirne attorno una serata?

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    1. Le più grandi parole d'ordine di Marx non sono sue: "Proletari di tutto il mondo unitevi" è della Lega dei comunisti; "Da ciascuno secondo le proprie capacità a ciascuno secondo i propri bisogni" è di Saint-Simon e lo stesso termine "comunismo" è un'invenzione linguistica degli utopisti francesi Cabet e Retif de la Bretonne; quest'ultimo ha inventato anche il termine "pornografia" avendo scritto "Le pornographe" (1769)... ma non facciamolo troppo sapere in giro...

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    2. Ecco vedi, la cosa si fa interessante. Ne potrebbero uscire stimolazioni e provocazioni (penso a Le pornographe o all'Origine del mondo di Coulbert)originali; dai organizziamo concorso e serata!

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    3. E il PGT di Cassina, e la "crisi italiana" ?

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    4. Senza Cultura non si hanno radici, di conseguenza, la mancanza di identità profonda che permetterebbe all'individuo di avere buon senso e decidere per se stesso e per la comunità. Troppo semplice urlare e dire ovvietà, poi quando si ha la necessità di scendere in piazza dove sta il cittadino? Ho partecipato a diverse serate sul Pgt ma le facce erano sempre le stesse... Troppo facile puntare il dito...
      Per evolvere l'uomo deve riconoscere la propria miseria interiore, la società ne è solo la conseguanza non il demone creatore. Siamo tutti responsabili

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  4. Ad Alfio: e perchè non parliamo della fame nel mondo,o delle vittime di massa delle guerre locali-religiose-etniche, della pedofilia, della violenza sulle donne, del cambiamento climatico, e c'imbarchiamo nell'ennesima dotta riflessione o nell'ennesima 'assemblea pubblica' a piangerci addosso recitando ancora una volta l'inutile 'cahier de doleance'? Ricordo spesso quel che mio padre diceva a proposito della vita tra gli anni '40 e '45, fra tedeschi, fascisti, partigiani e alleati: anche sotto le bombe e tra gli spari con morti, feriti e impiccati, si trovava il momento di far festa, di ridere, di ballare, di fare all'amore. Anche nelle tragedie c'è il bisogno di leggerezza, altrimenti tanto vale suicidarsi. Il concorso sui motti di spirito, slogans, aforismi, era un modo per approcciare a temi importanti con un'ottica meno truce di quanto si è soliti usare a sinistra.
    A Morfeo: più che miseria vedo una cotraddizione perenne nell'essere umano, dilaniato tra slanci e viltà, compassione ed ogoismo, sapienza e stupidità, coraggio e sottomissione, pietà ed odio, come i grandi pensatori, i letterati, i poeti, i pittori, hanno messo in luce nelle loro opere, ma che ci dicono anche di una via d'uscita possibile, sempre parziale, provvisoria, mutevole, ma tant'è la condizione umana. Indagare intorno a questa tensione irrisolta è per me 'fare cultura'.

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    1. Qui facciamo indovinelli sapidi, non siamo truci, siamo per il gioco alla Helenio Herrera... taca la bala

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