lunedì 4 giugno 2012

La Germania e l'Italia


Un sistema socio-economico che gira a velocità sostenuta e che non perde energia. Questo è la Germania. Non occorre frequentarla molto, ma basta, nei viaggi che si è fatti, interrogare qualche amico tedesco. Come si chiedono le concessioni edilizie? Come vengono assunti i postini? Qual è il processo di selezione  all’Università, in una grande “Firma” (parola tedesca per indicare Ditta)? Ed è vero che i sindacati sono molto influenti? Sì,  ma alla luce del sole (Mitbestimmung),  mentre da noi stanno dietro le quinte e controllano Banche (Popolare di Milano) e interi comparti della PA (Municipalizzate, Poste, ecc)  in maniera subdola  e piazzando con l’intrigo i loro uomini ai vertici, e quasi sempre non i più bravi, ma solo i più fidati.
Ci sarà una ragione perché la Germania è la Germania e l’Italia è l’Italia? Da noi, dice Piero Ostellino (un liberale della domenica) grazie alla duttilità cattolica (dice lui) abbiamo tollerato il   crimine e l’ evasione fiscale e l’abbiamo sfangata ugualmente.  Piaccia o non piaccia. Un ragionamento a pera, senza dubbio. Che parte dal principio dell’accettazione cinica dell’esistenza ineliminabile di un gran numero di derubati e uno piccolo di ladri, perché se tutti passassimo il tempo a rubarci il portafoglio l’un l’altro non resterebbe nessuno a cui rubare.
Prima che lo scrivesse  Nietzsche era stato Alberto Magno a dire che la felicità di un uomo è “diventare ciò che è”. Ed è così evidentemente che ciascuno raggiunge un proprio posto nella società e nell’economia e il sistema non perde energia. Una continuità evidente nel pensiero tedesco. Ma se da noi, in Italia, siamo tutti un po’ come nella poesia di Montale “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”  come pretendiamo di sfangarla sino alla fine? Toh, ci sono i tedeschi a cui chiedere di pagarci il debito con gli Eurobond.
 Non si riesce a capire perché facciano tanto i difficili. 
Alfio

2 commenti:

  1. Il carattere e la cultura nazionale non va confuso con il progetto di integrazione europea.

    Gli Eurobond sono il meccanismo con cui si mette in moto la "solidarieta' nazionale" a livello europeo che sta alla base di qualsiasi unione politica. I tedeschi non sono chiamati a pagare il debito nessuno, ma l'Europa, se vuole essere tale, e' chiamata a creare un modo per ridistribuire la richezza dalle aree ricche a quelle povere. Questo si e' sempre fatto da quando esistono gli stati.

    Un'altro discorso e' qual'e' l'ambiente culturare delle diverse aree d'Europa, ambiente culturale che, come dici tu, ha molta influenza anche sull'economia.

    Io sono convinto che l'ambiente culturale sia facilemente modificabile attraverso l'educazione, per farla breve, ci sono generazioni cresciute con il "piccolo scrivano fiorentino" e altre con le tette e i culi del Drive In.

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  2. Proprio oggi fa notare sul "Corriere" Antonio Polito: "i termini del problema sono chiari. I Paesi che hanno goduto per dieci anni di crediti con bassi tassi d'interesse come se fossero la Germania, e che li hanno sperperati al contrario della Germania, non reggono più. A questo punto o saltano, e con essi salta l'euro; oppure la Germania per salvare l'euro e se stessa salva loro". In economia gli affari si fanno quando c'è reciproca convenienza. C'è questa convenienza oggi? In questo momento più che altro c'è il pericolo che un mancato accordo per salvare l'euro possa danneggiare tutti. Non è una convenienza ma è già qualcosa. Se non è amore è timore, e spesso quest'ultimo è migliore suggeritore del primo. Speriamolo tutti. Quanto all'ambiente culturale è un vasto discorso. Non è solo questione di mentalità o di cattiva educazione: bisognerà rivedere anche questioni strutturali di architettura organizzativa dello stato-apparato. La P.A. è in ritardo di troppi lustri da noi, e questo depotenzia gli sforzi dei singoli, non fa sistema insomma.

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