venerdì 19 ottobre 2012

I “rottamati” riluttanti

Sarebbe stato di gran lunga preferibile che il termine rottamare non fosse mai stato usato in politica: è entrato  subito a far parte di quel degrado nella relazione che, evitando lo scontro e il confronto, utilizza l’insulto velenoso che intossica.
Dopo essere stato adottato poi dalla Santanchè col noto stile, è diventato infine un termine impronunciabile, da rottamare e cancellare dal repertorio lessicale.

Solo in un’italietta postberlusconiana può succedere che chi lascia o si ritira si debba sentire sminuito, rottamato, finito; non certo in un grande partito come il PD. Basta guardare il percorso di un Prodi …Di norma chi chiude una stagione passa il testimone; non finisce, ma porta a compimento un percorso e ne apre un altro. A mio parere non si giustificano quindi, da qualsiasi parte vengano, posizioni vendicative, tatticismi e machiavellismi di sorta.
Solo se uno in dieci, venti o trent’anni di attività non ha portato a compimento nulla, ha tutto il diritto di sentirsi rottamabile…ma anche in tal caso inopinato userei un termine meno abusato e politicamente scorretto di rottamare.
                                                                                                                                           Franca

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