giovedì 1 novembre 2012

Fare le cose difficili: regalare una rosa a un cieco, cantare per un sordo

Non mi sento di condividere le riflessioni espresse da Lodoli, nell’articolo apparso sulla Repubblica di mercoledì 31 ottobre, sull’attuale disinteresse dei giovani per la tradizione culturale umanistica, in quanto avulsa dalla modernità. Ricordiamo tutti che autori e testi classici hanno sempre prodotto “tristezza e noia”, se non rifiuto e contestazione, finché venivano proposti sui banchi di scuola, corredati da esercizi e nozioni da memorizzare. Chi a 15-16-17 anni era contento di spendere tempo ed energie su testi che sembravano tanto più lontani e desueti in quanto ci venivano propinati in tutte le salse? Qualche “sfigato” primo della classe, forse.

Proprio perché oggi regna l’abbaglio e l’appiattimento tecnologico e mediatico, i ragazzi sono potenzialmente conquistati dagli autori classici, alternativi e ricchi di novità rispetto ai messaggi dominanti. In tempi non lontani nel triennio delle medie mi sono quasi stupita di trovare classi interessate agli eroi omerici, a brani della Divina Commedia o dei Promessi Sposi, forse più di quanto potevamo esserlo noi che ne facevamo indigestione. Di certo possono cambiare i modi di proporli, i linguaggi, i canali comunicativi, la capacità di trasmettere passione e mai frustrazione. Oggi, come ieri, l’insegnante deve imparare a “fare le cose difficili” (G.Rodari), ben sapendo che per i ragazzi,  in quel momento evolutivo della vita, i coetanei sono gli educatori più importanti. “Caro Gennariello (…) essi esautorano ai tuoi occhi sia la famiglia che la scuola. Riducono a ombre boccheggianti padri e maestri” (da Pier Paolo Pasolini “I ragazzi sono conformisti due volte”, "Il mondo", 15 maggio 1975).

Consideriamo anche che docenti e famiglie un tempo generalmente uniti sul fronte educativo ciascuno col proprio ruolo, oggi vivono una situazione di difficile alleanza e spesso si scaricano reciprocamente le responsabilità della deriva di tante giovani creature in balia di un mondo virtuale dove conta solo il denaro e il successo mediatico…
Invece di pensare di ripristinare autorità e disciplina con la reintroduzione del voto, com’è successo nel passato recente, sarebbe stato più produttivo sostenere progetti seri e far maturare sinergie tra scuola e famiglia, confrontandosi, non su numeri scritti sul registro, ma sul più spinoso terreno dei modelli educativi e del processo di crescita del fanciullo, cercando insieme soluzioni.


                                                                                                 1 novembre 2012   Franca Marchesi


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