martedì 27 novembre 2012

Andare a votare è faticoso ...

…e allora perché questa voglia di votare?

 Votare non è un rito stanco segnato dall’abitudine, appannato dalla manipolazione della sovranità popolare e dal degrado delle istituzioni che dovrebbero rappresentarla; votare non è un adempimento svuotato di senso ed efficacia come vorrebbero ridurlo le varie “porcate” ad uso e consumo di pochi.

Dopo l’elezione del Sindaco di Milano Pisapia, il 30 maggio 2011,  in occasione dei referendum del 12-13 giugno 2011, con un’affluenza di oltre il 54%, su acqua, nucleare e legittimo impedimento (ricordiamo?)  prevalse l’Italia dei beni comuni.

Domenica scorsa più di tremilioni di cittadini si sono recati alle primarie del centro sinistra Italia Bene Comune ad esprimere  un voto “per”, non un voto “contro” come le demagogie populiste hanno sempre predicato nel recente passato (contro il comunismo, contro roma-ladrona, contro i partiti…).

Andare a votare è faticoso: comporta muoversi, dedicare del tempo, ma costa fatica anche perché non abbiamo mai a disposizione il candidato ideale, la scelta perfetta; dobbiamo attivarci e metterci in gioco in operazioni che si chiamano informazione, confronto, mediazione

Eppure in tanti siamo andati a votare e abbiamo riscoperto che molti sono i motivi che spingono le persone a votare.

Si va a votare per dire “io ci sono”; si va a votare per scegliere o per evitare la scelta peggiore cioè quella di non scegliere; si va e si vota perché è un diritto, perché il voto è un dovere; si vota per prendere parte, per sentirsi ed essere cittadini; si va a votare perché ci riconosciamo in un gruppo, si vota per distinguerci da chi non lo fa; si va soprattutto a votare perché si può farlo e che ”si possa” non è poi così scontato... La possibilità di scegliere e decidere insieme deve essere salvaguardata: in un momento di debolezza della democrazia uno scatto di partecipazione riafferma con forza il suo valore.
, Franca Marchesi                                        

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