venerdì 27 maggio 2016

Articolo Odifreddi, risposta numero uno

Il professor Odifreddi non conosce mezze misure, forte delle sue competenze logico-matematiche (che non ammettono incertezze benché tutto lo sviluppo scientifico del secolo scorso muova da concetti come l’incertezza, l’indeterminazione e la probabilità) spara subito ad alzo zero contro Renzi che avrebbe compiuto ‘un salto di qualità della politica autoritaria’ perchè ‘alle leggi ad personam di Berlusconi ha fatto seguire addirittura la Costituzione ad personam’, non solo, ma ‘offende l’elettorato’ chiamandolo al referendum. Da queste granitiche ed indiscutibili premesse - Renzi è autoritario e quando chiama gli elettori ad esprimersi sulla riforma della Costituzione li offende - quali fossero assiomi, consegue tutto il resto, nel tentativo –goffo e disonesto come cercherò di spiegare in seguito- di convincere i lettori delle sue certezze.
La prima argomentazione del suo dichiarato No al referendum sta nel fatto che mentre la Costituzione del ’48 fu scritta da una Assemblea Costituente, eletta col sistema proporzionale, questa riforma viene partorita da un Parlamento eletto col sistema maggioritario detto Porcellum, poi dichiarato decaduto da un pronunciamento della Corte Costituzionale. Il professore sa che la Corte non annullò le elezioni precedenti e non  dichiarò decaduto il Parlamento così eletto, ma tale presa d’atto si chiude lì e non dà luogo alla sola conclusione degna di logica, che cioè il Parlamento che ha votato la riforma della Costituzione era legittimato a farlo. Per ovviare a quello che a lui pare un particolare trascurabile, si aggrappa alla ‘decenza politica’ che avrebbe dovuto richiedere al Parlamento di occuparsi (nei cinque anni di mandato, immagino) della sola ‘ordinaria amministrazione’. Gli elettori, secondo il nostro, avrebbero dato mandato ai parlamentari di non impegolarsi in faccendee che non gli spettavano (la Riforma costituzionale, per l’appunto, ed altri trascurabili provvedimenti, tipo il lavoro, i diritti civili, il processo civile, la scuola e così via) ma solo in ordini di servizio ai funzionari per ‘l’ordinaria amministrazione’. Quasi 20.000 € annui cadaun parlamentare per produrre … scartoffie inutili.  
Il secondo argomento forte che dovrebbe dare dignità a questo digninar di denti, il professore lo ha ripreso paro paro dall’armamentario noto delle destre: Renzi ‘non è stato eletto in Parlamento’  ed è stato nominato capo del governo con un ‘colpo di Stato istituzionale’ del Presidente della Repubblica (lui non lo nomina, ma subito gli rinfreschiamo la memoria, si tratta del noto golpista Napolitano). Il nostro non conosce bene il testo costituzionale in  vigore, perciò provvediamo subito a colmargli la lacuna: non occorre essere parlamentari per essere nominati alla carica di  Presidente del Consiglio o ministro della Repubblica. 
Nella terza argomentazione il prof perde ogni ritegno (al carattere, si sa, non si comanda) e si lancia impavido contro Renzi con una serie di contumelie che dovrebbero suscitare un sano sentimento di opposizione, ma che portano il segno di una mancanza di equilibrio e di buon senso; eccone alcune perle: ‘la riforma costituzionale è stata pensata e imposta in modo raffazzonato e autoritario proprio da un presidente del Consiglio di tal fatta (?), Renzi bullo del quartierino, le guasconate del presidente del Consiglio, tradire il mandato che avevano ricevuto dagli elettori di centro-sinistra (i parlamentari del PD), progetto autoritario di Renzi, la riforma costituzionale è il parto di un “un uomo solo al comando”, non eletto e incompetente, sostenuto da manipoli di parlamentari voltagabbana, che sono stati eletti in maniera incostituzionale’.  Chiude quindi il nostro con la perentoria affermazione che ‘il progetto renziano si riduce in sostanza al tentativo di sostituire la “governabilità” alla “democrazia”, che gli attivisti come lui prediligono il far presto al pensare bene, e che la governabilità sia da sempre il cavallo di battaglia degli “uomini forti” che hanno già provato, con maggiore o minore successo, a disinnescare o silenziare la democrazia in Italia: da Mussolini a Craxi a Berlusconi. 
Pare di capire che il nostro pensi che i governi non siano fatti per governare ma per discutere, magari all’infinito, pur che non se ne venga mai a capo. Ma una democrazia asfissiata da molte chiacchiere e poche decisioni si risolve nel suo contrario. Se si dimostra un sistema incapace di prendere decisioni in tempi utili perde credibilità e fiducia e innesca populismi di ogni tipo, cioè scorciatoie illusorie e pericolosa.
Il finale, degno di tanto pensiero, è che ‘se non ci saranno abbastanza altri elettori a dire “no”, quella sarà la nostra ultima occasione di dire “no”. Poi ci toccherà cantare “sì” tutti in coro a chi governerà col 20% dei voti, incurante del democratico dissenso dell’80%’. Insomma se il ragionamento non convince tanto vale usare il vecchio trucco del catastrofismo, buono per tutte le stagioni e per tutti i palati.
Che pena, professor Odifreddi, una mente votata alle scienze logico-matematiche che si perde così miseramente in luoghi comuni, improperi e vaniloqui, non appena varca la soglia del proprio specialistico sapere per avventurarsi nel vasto territorio della vita. Tranquillo, avrà altre occasioni anche dopo il referendum per dire tutti i ‘no’ che vorrà.

Marino Contardo

2 commenti:

  1. Perfetto Marino, se non si era capito cosa volesse dire il matematico Odifreddi 'condivisibilisso il suo NO', tu ce l'hai spiegato altre ogni ragionevole dubbio.Grazie.
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