venerdì 27 maggio 2016

Sintesi dell'intervento del Premier Renzi al sesto e ultimo voto sulla Riforma Costituzionale

Che cosa è questa riforma? Cambia la composizione del Senato, cambia il rapporto di fiducia tra le Camere e il Governo, viene riservato alla sola Camera dei deputati, cambia lo status di senatore,  cambiano le funzioni del Senato. Il bicameralismo paritario viene meno. Il procedimento legislativo viene reso più semplice anche se con possibili problematiche specie in una prima fase.  Non si toccano i sistemi di pesi e contrappesi. Viene modificata la norma sull'elezione del Capo dello Stato. E' ilParlamento in seduta comune elegge il Capo dello Statosenza l'integrazione della composizione con i delegati regionali, ma sono modificati i quorum per l'elezione. Si interviene pesantemente sul Titolo V, rendendo lo Stato responsabile maggiore su voci tipo infrastrutture, ambiente.. Viene soppressa la competenza legislativa concorrente, è introdotta una riserva alla legge statale per la definizione degli indicatori dei costi e fabbisogni standard, si sopprimono alcuni Enti.
Si domandino, i signori del Parlamento, se l'utilizzo strumentale della discussione parlamentare è venuto da chi è stato pronto al dibattito e al dialogo in tutte le sedi e  forme o da chi ha proceduto a portare 83 milioni di emendamenti, con l'unico obiettivo di non discutere nel merito quelli su cui si poteva trovare un punto di convergenza.  Sono state tante e numerose le modifiche che sono state introdotte da questo dibattito parlamentare.
La superficialità, l'improvvisazione di chi si trova a proprio agio fuori dalle Aule del Parlamento molto più che dentro, nel dibattito costituzionale, è un elemento sul quale i cittadini sapranno riflettere, anche perché in tanti dicono: andiamo fuori del Parlamento per chiedere che prima o poi si vada a votare. Quando andremo a votare, tanti di loro resteranno fuori dal Parlamento e non credo che sarà un problema per la stragrande maggioranza degli elettori medesimi.
Credo che ci sia bisogno di togliere due elementi dal campo prima di entrare nel merito della discussione dei tanti punti (25) che le opposizioni hanno segnalato.
si dice che questa è la Costituzione più bella del mondo e che è intoccabile.  Il dibattito in Assemblea costituente e negli anni immediatamente successivi non conteneva frasi di questo genere.
Meuccio Ruini, 22 dicembre 1947, parla all'Assemblea costituente in qualità di relatore del testo e dice: la seconda parte della Costituzione, Ordinamento della Repubblica, ha presentato gravi difficoltà, non abbiamo risolto tutti i problemi istituzionali, ad esempio per la composizione delle due Camere e per il sistema elettorale. Lo dice il 22 dicembre del 1947.
In quel dibattito va ricordato che della sinistra cattolica furono numerosi gli interventi dei professori, i professorini, come li chiamavano, in sede di Assemblea costituente, ma vi furono degli appuntamenti immediatamente successivi, come il convegno dell'Unione Giuristi Cattolici del 1951; fu il primo intervento di La Pira da sindaco o di Giuseppe Dossetti  al convegno nazionale di studi dell'Unione Giuristi Cattolici del 1951 in cui cita della crisi del sistema costituzionale italiano, tre anni dopo.
la riforma non doveva essere proposta dal Governo, le riforme costituzionali devono essere d'iniziativa strettamente parlamentare. E' una critica profondamente ingiusta.
Già Umberto Terracini nella seduta di Sottocommissione del 15 gennaio 1947 rispose a chi contestava la possibilità che il Governo avesse l'iniziativa anche sui temi della revisione costituzionale, mettendola ai voti.
La Sottocommissione votò la proposta Terracini, approvandola.

Critiche da parte delle opposizioni:
le riforme costituzionali si fanno tutti insieme. noi non abbiamo cambiato idea rispetto al testo che oggi andiamo a votare. Il venir meno alla parola data e all'impegno preso non ha a che vedere con il contenuto della revisione costituzionale, ma con l'elezione a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, contro i desiderata del leader di quel partito facente parte del Parlamento.
nel varare le riforme sono state fatte, in Parlamento, forzature inaccettabili. Credo che l'unica forzatura realmente fatta sia stata presentare 83 milioni di emendamenti. Non avevamo alternative per andare avanti  di utilizzare anche tutti gli strumenti del Regolamento per poter arrivare a conclusione, altrimenti sarebbe stato il blocco.
la riforma è stata fatta in modo affrettato. Sono passati esattamente 30 mesi, sei letture parlamentari, esami e votazioni, prima in Commissione e poi in Aula, migliaia di emendamenti; non si ricorda nella storia costituzionale un dibattito così lungo e prolungato per questa revisione costituzionale.
la riforma è illegittima perché votata da un Parlamento eletto sulla base di una legge elettorale dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale. Si fa riferimento alla sentenza n. 1 del 2014. In tale sentenza, la Corte costituzionale esprime in modo chiaro che l'illegittimità della legge - Calderoli, quella giudicata illegittima -  non travolge la legittimazione giuridica né politica delle Camere della XVI legislatura. Questo è il dettato della sentenza della Corte costituzionale.  A questo si aggiunge non soltanto la volontà del Parlamento che avrebbe potuto prendere una decisione diversa, ma anche le considerazioni conformi dell'allora Presidente della Repubblica e dell'attuale Presidente della Repubblica.
il Governo e la maggioranza non avrebbero dovuto chiedere o auspicare il referendum. Sì la Costituzione permette, come garanzia democratica, a una minoranza parlamentare del 20 per cento di chiedere il referendum confermativo, ma questo non impone o non esclude che altri parlamentari possano chiedere che si vada a votare su questo.
 Aggiungo: è stato frutto di un accordo politico. Il Governo è andato in Aula, in Senato, sulla base di una richiesta dei capigruppo della maggioranza. I capigruppo ci chiesero di prendere un impegno solenne, come Governo e maggioranza, per andare al referendum confermativo.
non si doveva fare del referendum oggetto di una strumentalizzazione politica, legando a questo la vita del Governo. È una critica che è rivolta, in particolar modo, alla mia persona e alle dichiarazioni che ho fatto fin da qualche mese fa. Vorrei confermarle e ribadirle. L'accettazione dell'incarico di Presidente del Consiglio è stata subordinata all'impegno preso con il Presidente della Repubblica e con i deputati e i senatori a realizzare una serie di riforme. Nel momento in cui sulla più importante di queste riforme non vi fosse il consenso popolare tale da far cadere il castello della riforma stessa, è principio di serietà politica trarre le conseguenze.

 la riforma crea troppe incertezze, creerà contenzioso. Non vi è dubbio che vi siano dei punti che dovranno essere chiariti. Qualsiasi riforma contiene dei margini di incertezza per definizione, a raffronto  con un testo che vige da quindici anni o da settant'anni.
avete fatto una riforma della Costituzione per risparmiare. Credo che chi ha seguito il dibattito degli ultimi vent'anni sa che il problema della semplificazione delle regole del gioco democratico non deriva da un'esigenza di natura economicistica.

la riforma mette le istituzioni in mano a una sola forza politica, in particolar modo in combinazione con l'approvazione di una nuova legge elettorale.
- altre critiche: 
Si dice che la clausola di supremazia prevista dal comma 4 del nuovo articolo 117, del 117 novellato, avvilisce l'autonomia regionale: io dico che ne costituisce elemento di garanzia. Si dice che i limiti alle regioni in materia di costi della politica umiliano l'autonomia delle regioni: credo che esaltino la dignità dell'essere consiglieri regionali, Si dice – lo fanno anche autorevoli professori - che la scelta di abolire la legislazione concorrentecostituisce un errore: io credo che sia stato un clamoroso errore aver impostato la concorrente come è stato fatto con la riforma del 2001. Si dice che non sono state riformate le regioni a statuto speciale; vero : non sono state riformate. In parte perché in un caso vi è un Trattato di natura internazionale: provincia autonoma di Bolzano; ma anche perché non vi era in questo Parlamento una maggioranza sufficiente ad approfondire questa discussione;
-Le ultime due questioni. Non è opportuno che il Senato elegga due giudici della Corte: è stata una discussione su cui Camera e Senato hanno vivacemente pugnato. Credo che si sia trovato un compromesso che assicura alla Corte costituzionale un livello di qualità indiscutibile. E infine, chel'elezione del Presidente della Repubblica non è ben disciplinata. Qui occorre mettersi d'accordo: se si vuole che nessuna forza politica da sola posso di norma eleggere il Presidente, salvo che conquisti una valanga di voti imprevedibile, occorrono dei quorum alti. La riforma fa questa scelta, e prevede che non si possa mai scendere sotto i tre quinti dei votanti.  
 Vi sono molte altre critiche ma devo concludere. Ma c’è un punto politico sul quale vorrei davvero chiudere. Il 12 marzo 2014, 20 giorni  dopo aver ottenuto la fiducia, abbiamo chiesto alle forze vive del Paese di esprimersi con il metodo del confronto. Abbiamo fatto seminari, incontri; poi abbiamo licenziato un testo in Consiglio dei ministri, in linea con ciò che il Governo era chiamato a fare dal punto di vista politico e costituzionalmente messo in condizione di fare per le valutazioni di Terracini e per il voto della sottocommissione dell'Assemblea costituente del 15 gennaio 1947. A quel punto è partito un dibattito, che è stato più corposo di quello dell'Assemblea costituente.
Si può essere d'accordo o meno con il lavoro al quale il Parlamento è arrivato, ma quello che deve essere chiaro è che oggi vince la democrazia. Lademocrazia non significa cercare di non far votare gli altri, la democrazia non si chiama ostruzionismo, la democrazia si chiama confronto, discussione punto per punto sugli argomenti critici, e poi espressione libera e democratica di voto.
Sostenere che vi sia stata una lesione della democrazia perché oggi il Parlamento sceglie, sulla base del modello previsto dalla Costituzione italiana, di modificare la Costituzione, significa avere una visione della democrazia che è tipica di chi non ha letto la Costituzione e i lavori preparatori della medesima.
Uno può dire che non è d'accordo su tutto, può dire che non è d'accordo su niente, può votare a favore o votare contro, ma scappare dal dibattito è indice di povertà sui contenuti. Lo dico perché so che la campagna referendaria non discuterà soltanto di contenuti. Non discuteremo soltanto di singole norme o di valutazioni giuridiche, non citeremo Mortati o La Pira, discuteremo anche di argomenti più demagogici, più popolari, spero non populisti; discuteremo anche di questo, perché anche di questo è fatto il confronto democratico.
Noi non pensiamo di aver fatto tutto bene, ma siamo certi che aver adempiuto a un obbligo morale, giuridico – perché su questo si giocava il voto di fiducia –, politico e culturale,  dimostra che la classe politica può cambiare se stessa, è stato l'unico modo con il quale noi possiamo essere degni di rappresentare il popolo italiano.
Saranno i cittadini italiani a decidere se finalmente l'Italia vuole entrare nel futuro, anche istituzionale.
Quello che io voglio dirvi con umiltà e rispetto è che finalmente, dopo molti anni, la classe politica dà una lezione di serietà e di civiltà. L'avete fatto voi, nessuno ci avrebbe scommesso in quell'aprile del 2013; io, a nome del Governo, non posso che darvene atto.

Antonietta Pensato







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