Giuseppe Salvaggiulo per "La Stampa"
GRILLO E PIZZAROTTI
A otto anni dalla prima delibera e a quattro dalla prima pietra, con 180 milioni di euro spesi tra valanghe di ricorsi con decine di giudici coinvolti, l'inceneritore di Parma si accende. «Questione di ore», spiegavano ancora ieri sera i tecnici del gestore Iren. Un impianto come altri 7 in Emilia e 50 in Italia, ma attorno al quale si è consumata una battaglia politica a giudiziaria senza pari.
Da un lato comitati locali e associazioni ambientaliste, la Procura che invano ne ha chiesto il sequestro per abuso edilizio e appalto irregolare, e soprattutto il Movimento 5 Stelle, che ne ha fatto il trampolino per il trionfo elettorale dello scorso anno con Federico Pizzarotti, primo e finora unico sindaco di un capoluogo. Dall'altro Pd e Pdl, che attraverso le giunte locali di Liguria, Piemonte ed Emilia controllano Iren, il colosso quotato in Borsa che gestisce il ciclo dei rifiuti. Oggi che il camino comincia a fumare, questi ultimi cantano vittoria. E i primi abbozzano.
(continua)
Il titolo è azzeccato. Però, però, ricordiamoci che prima di Pizarotti fu sindaco un tal Pietro Vignali del centro-destra, che lasciò un buco di centinaia di milioni nel bilancio comunale, ed ebbe parecchie disavventure sul versante penale tanto da costringerlo alle dimissioni. I 5Stelle furono incauti a dichiarare che l'inceneritore non si sarebbe fatto,e questo fa parte del loro stile un po' guascone, però però, dovrebbe far riflettere l'affermazione che 'Pd e Pdl controllano Iren', invece noto come il fatto che i partiti controllino aziende ed attività economiche passi come ovvia e naturale.
RispondiEliminaPerò però, chiami spirito guascone ciò che è semplice demagogia, pensiero "magico" e cultura Voyager (l'idea che gli inceneritori che in Norvegia sono in crisi perché manca la spazzatura e sono disposti a comprarla nel resto d'Europa sia il male assoluto), però però Vignali era del centrodestra e i "suoi" elettori hanno preferito il grillino cercando di mondarsi le loro colpe per interposta persona, e non dandola vinta al Pd... Le municipalizzate e le banche sono sotto il controllo dei Municipi non solo in Italia ma anche in Germania, dove le Landerkasse sono fallite a grappoli... Le Municipalizzate sono sorte al'inizio del Novecento per fuggire i monopoli ereditari. Nel mio quartiere d'infanzia l'acquedotto era ancora del Marchese di turno , un nobilotto sì, che con l'acqua "bene pubblico" ereditata dagli avi e mai espropriata mandava il rampollo al Collegio dei gesuiti a Roma, dove studiava con Mario Draghi... tutto è possibile rivedere, il riformismo non è che questo..."calculemus" diceva Leibniz, vediamo costi e ricavi e poi si decide...
RispondiEliminaIl controllo dei partiti sulle attività economiche (e finanziarie) sta all’origine di inefficienze e di corruzione. I nominati dai partiti a dirigere queste attività devono assicurare fedeltà a chi li ha promossi in quelle posizioni ( spesso ben remunerate), e poi ripagare il favore così ottenuto. Lo scopo delle attività passa in secondo piano, viene prima il tornaconto di partito ( non sempre in termini direttamente monetari) e personale. A partire da Mani Pulite fino all’affaire Monte Paschi di Siena, si potrebbe riempire un’intera biblioteca per descrivere il fenomeno, che è uno dei più pesanti (ma non il solo) nel mandare l’Italia a picco. Se vuoi dire Alfio che così va il mondo, potrebbe anche essere, ma per favore smettete la pantomima di atteggiarvi a riformisti, progressisti, amici del popolo, difensori dei ‘ceti meno abbienti’, e con altre facezie davvero senza senso.
RispondiEliminaNon darmi del voi, dammi del tu (non smettete, ma smetti). Io non so, davvero qual è l'alternativa. Anch'io ho visto cose turpi, non solo dei partiti, dei sindacati soprattutto. Francamente vedo che in Italia ogni proposito e atto riformista si trasforma in una mangiatoia per ceti parassitari. Prima c'era la nobiltà a vivere ai danni dello stato e della collettività, oggi ci sono i partiti e i sindacati ( e smetto per non passare per qualunquista). Dico solo che è possibile il dimagrimento dell'apparato pubblico gestito dai partiti/sindacati: occorre un ridisegno complessivo del settore pubblico allargato. Io sono, sinceramente, per questo dimagrimento... Più di questo non so dire; ho solo fatto la cronistoria di com'è iniziato il controllo della cosa pubblica fin dagli esordi... fino ad ora ho letto poco su questi argomenti, confesso che non ho idee chiare e nette di come si possa fare... attendo lumi...
RispondiEliminaRicordo quando Prodi disse che lo Stato non doveva occuparsi di panettoni (ai tempi c'era un'azienda di proprietà pubblica, mi pare derivata dall'Alemagna, che produceva panettoni). In via di principio le attività economiche dovrebbero rimanere in mani private, con lo Stato che controlla il rispetto delle leggi e delle norme e le fa applicare, i servizi di utilità sociale (sanità, scuola, assistenza, trasporti pubblici, acqua, rifiuti, ecc.) dovrebbero essere gestiti in prima persona dalla Stato, con personale scelto mediante concorsi pubblici. Ovviamente la realtà è un po' più complessa di quanto prefigurato in questo schema, ci sono aree di contiguità che si sovrappongono inevitabilmente, e che andranno monitorate per evitare gli effetti perversi del controllo dei partiti. P.S. Hai ragione per il voi, avrei dovuto usare il tu perché rispondevo ad un interlocutore preciso, scusami.
RispondiEliminaCi sono più cose in cielo e in terra che nella nostra filosofia. L'IRI è stato messo in piedi da un manager di origini socialiste, Alberto Beneduce, sotto il fascismo e mantenuto in piedi per decenni dalle Partecipazioni statali della DC. Fascismo e DC si sono manifestati più "collettivisti" dei comunisti italiani. Il che è tutto dire. La Lega appena giunta al potere s'è lottizzata le banche e la RAI e analogamente farà il M5s non appena arriverà al potere. (Del resto aveva iniziato con un NO al Porcellum chiaro e tondo, e adesso siamo al rinnegamento del rinnegamento). Facile e dirle le cose, più difficili farle. Quando succede il patatrac gli Stati reagiscono come possono, ed è così che lo Stato francese ha praticamente nazionalizzato le Usines Renault, e fra un po' lo farà con PSA-PEUGEOT...
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