Dopo 2500 anni che ci separano dal nostro maestro amatissimo Socrate, e di discendente civiltà umanistica,
è raro filare un pensiero che non sia già stato toccato da altri. Spesso dietro molti pensieri “originali” non ci
sono perciò che delle fonti occultate o abilmente contraffatte, dei microfurti intellettuali. Io preferisco perciò citare chi ha pensato prima
e meglio di me. Lo ritengo un atto di
onestà intellettuale ma anche di umiltà: è l’unicuique suum tribuere. Il dare a ciascuno il suo. Ma ciò si scontra con
un comune sentire nel nostro Paese acrimonioso e stizzoso, ché se appena ti azzardi a citare qualcuno che
non sia nel sussidiario di Quinta, senti il mugugno e il rimprovero: “Come sfoggia!”. Spesso ironicamente rispondo
che sfoggiare mi sembra un po’ poco, che
una provincia pugliese non mi basta, e infatti, sbaro, staranto e sbrindiso… e
baroccheggio talora come un leccese, altroché sfoggiare…
E poi ricordo la battuta di Alberto
Arbasino che, da rutilante citazionista e mio Venerato Maestro, commentava a un
dipresso: “ Chi cita tutti i 22
giocatori della partita di calcio avvenuta cinquant'anni fa, in Italia è spesso ammirato e incoraggiato,
ma che bravo, ma che cultura!, continui così, la prego! Non appena lo si fa per
i tutti I i giocatori della partita del sapere scattano subito le censure e le
mozioni d’ordine, eh no, qui si sfoggia”…
Stiamo qui a discutere, e ciò che conta sono solo le
idee non le persone, purché le idee siano chiaramente delineate e ragionevolmente
dibattute, e non ripetano le parole d’ordine delle opposte tifoserie (Il
giornale, Libero da una parte e Il fatto quotidiano o Repubblica dall’altra) sulla
scorta anche di un minimo di letture adulte, qualche saggio, qualche romanzo,
non cose dell’altro mondo. Ci
sono le persone illetterate, volgarmente chiamate ignoranti (ho avuto parenti totalmente
analfabeti e mi commuovo solo a pensarci) e non puoi fare loro una colpa della loro mancata istruzione,
purché non ne menino vanto e a
condizione di non pretendere che il mondo si restringa al loro lessico
risicato, alla loro sintassi zoppicante, che fa tanto spontaneità e semplicità
e invece è semplicemente incapacità di andare al di là del proprio naso o
addirittura orgoglio di non sapere (Celentano e il re degli ignoranti).
Ma cosa fare con le persone che
hanno leggiucchiato qualche libro, che hanno avuto modo di accedere al sapere e
tuttavia sono ferme a concetti piccoli piccoli, a luoghi comuni, a idee
fisse e fesse, a piccoli slogan oppure a
idee totalmente ricevute che non hanno
nulla di autonoma elaborazione intellettuale (tanto personale e concreta quanto
universale e astratta, ossia valevole
per sé e per gli altri) ma nascondono solo malanimi o malesseri individuali (la
nostra destra italiana pullula di queste persone tanto ignoranti quanto biliose)
e che confondono tutto, le minchie coi padrenostri, ebbene, con queste persone che si deve
fare? Io resisto fin che posso con il mio istinto pedagogico (pur non essendo
insegnante), tiro la volata ai libri,
sbozzo idee, incoraggio ad una più alta e consapevole elaborazione
intellettuale, indietreggio con ironia e sarcasmo (per me ultima Thule direbbe qualcuno che non cito), ma poi difronte alle furenti ossessioni personali agli stati
d’animo esulcerati o alle rabbie
inconsulte, alle idee razzenti, agli scatti
biliosi che esprimono inquietudini
private nonostante il benessere (ho davanti il lettore tipo de Il Giornale ma ognuno
può vederci altri lettori di giornali), davanti a individui simili, che fare?
Boh! Quasi
quasi mi faccio uno shampoo… per intanto, e poi dentro di me penso: "Che fortuna che non siamo in guerra. Sono sicuro che sarei trascinato al muro e passato per le armi solo perché detesto Travaglio e non chiamo Berlusconi il Caimano e non mi abbandono ad epiteti ingiuriosi verso i miei avversari politici (che non cessano per questo di essere avversari) come ci ha abituati Grillo & C. Da dove questa violenza verbale?, e siamo sicuri che chi urla di più abbia ragione? Rifaccio un altro shampoo... citando ancora qualcuno, ma senza dirne il nome ...
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