sabato 31 agosto 2013

Siria, ed altro

Su RAINews immagini di un servizio recente della BBC su un attacco chimico ad una cittadina ‘ribelle’ della Siria: aerei hanno irrorato di sostanze urticanti acide e corrosive i corpi degli sventurati che si trovavano all’aperto. Un effetto devastante, come bruciature della pelle, degli occhi, dei capelli, bambini urlanti, donne in pianto, uomini disperati. Ebbene, la nostra angelica Quartapelle, di ritorno dalle vacanze, con il suo ‘carissimi’ del 29 agosto, dà ancora credito al ‘sospetto che in Siria sono state usate armi chimiche’ quando ormai è un dato certo (che poi sia iprite, gas nervino, napalm o qualche altra diavoleria, poco importa), e facendo eco alle dichiarazioni del ministro Bonino, ribadisce che ‘l’unica fonte di legittimità internazionale per qualsiasi azione è il Consiglio di Sicurezza dell’ONU’ . Ora, come tutti sanno, l’ONU è paralizzata dal veto congiunto di Russia e Cina, buoni amici da sempre di Assad, perché userebbero gli stessi sistemi nel caso qualche parte della propria popolazione osasse ribellarsi. I siriani che non obbediscono ad Assad possono tranquillamente continuare ad essere bruciati vivi, e il mondo può solo stare a guardare perché Russia e Cina non vogliono che si metta naso, e, se questi non vogliono, qualsiasi azione  è interdetta (anche quelle non militari, se la parola qualsiasi ha un senso). L’intervento che ha in mente Obama non risolverà la situazione, rischia anzi di generare altre tensioni in un’area esplosiva (vedi Iran,  Israele, Egitto, e i vari fondamentalismi in armi nella stessa Siria). E allora che fare? Una volta la sinistra si distingueva per porsi dalla parte dei deboli e delle vittime, e di assumerne il punto di vista. Ora le vittime di questo macello chiedono che qualcuno venga in loro soccorso, e a quanto pare –anche con modi che ci paiono sbagliati- a questo appello sembrano rispondere oggi solo Obama e Hollande.  Onorevoli democratici, finitela di pararvi dietro l’impotenza dell’Onu e la condanna dell’uso delle armi, diteci piuttosto quale forma di intervento ritenete utile per sostenere quelle popolazioni martoriate, e fatevene promotori in tutte le sedi e le forme che ritenete opportune (il Parlamento, l’Europa, le piazze, ecc.). Vi abbiamo eletto per pensare ed agire di conseguenza e non per baloccarvi con banalità dietro i comunicati ufficiali.   

6 commenti:

  1. Marino, ti dico francamente che questo tono altezzoso-stizzoso NON mi piace per nulla... "baloccarvi", "banalità" ecc ecc. Non mi piacciono gli argomenti ad hominem, ma gli argomenti. Limitati ad essi per cortesia e lascia stare le note di colore o le tue stizze personali. Nel merito la situazione è più complessa di come la si immagina se il parlamento inglese ha sconfessato il suo premier e lo stesso Obama tergiversa e alla fine farà forse un intervento lampo. Lo schema in Medio Oriente (Libia docet) è che intervengono gli occidentali e alla fine governano i salafiti e i barbus fondamentalisti...

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    1. Sempre a frullare acqua, vero Alfio?

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    2. Intanto mi rivolgevo ai parlamentari che ho contribuito a mandare in Parlamento e non a te, e quindi il fatto che non ti piaccia il mio modo di argomentare 'può fregarmene assai di meno'. Constato ancora una volta come la sinistra -che ora sta al governo- non ha opinioni su 'che cosa fare', e rinvia continuamente ad altro o ad altri le decisioni da prendere. Può essere benissimo che in una situazione come quella della Siria sia meglio non fare niente che fare qualcosa, che qualsiasi intervento esterno finisca per favorire i barbusfondamentalisti, e che sia meglio per un siriano crepare di gas nervino che finire nelle mani della Shaaria, e che sia meglio per tutti non occuparsi di queste faccenduole, le dichiarazioni altisonanti sui diritti umani si sa sono solo espedienti retorici, quello che conta è la realpolitik e gli interessi strategici che reggono il mondo. Ma non si dice, si finge di essere misericordiosi per un giorno astenendosi dal cibo per evitare troppi interrogativi.

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    3. Sono ragionamenti sesquipedali. Muovi un monsone di parole solo per grattarti l'ulcera: la sinistra, la sinistra, che barba... Domanda: perché non parti volontario visto che hai le idee così cristalline? Qui a malapena si sa chi ha lanciato i gas, e tu già stai col ditino pronto a indicare le insufficienze, i ritardi, le dichiarazioni di principio della sinistra.

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  2. Ogni volta che in un Paese avvengono degli assassini di massa, ecco che scatta, nei governi occidentali il più profondo rammarico e costernazione. Come aiutare quelle polazioni? Bombardare quel Paese, naturalmente. In questo modo, e ovvio, le vittime aumentano a dismisura, in guerra su 10 morti 9 sono civili. Ricordate le "armi di distruzione di massa"? Che naturalmente non esistevano, bene, fu il pretesto di mettere mano alla fondina e provocare migliaia e migliaia di morti compreso molti bambini. scatenando anche la guerra fratricida fra Sciiti e Sunniti. Cosa fare? La comunità internazionale deve sì intervenire, ma come? A livello diplomatico e politico nient'altro. Ogni Nazione ha diritto di costruirsi la sua storia, se un Paese è governato da un tiranno saranno le popolazione di quel Paese a combatterlo e cacciarlo. L'autodeterminazione dei popoli. Fanno ridere coloro che vogliono 'esportare la democrazia' facendo finta di dimenticare che, quelle armi da fuoco o chimiche le hanno esportate prima in quegli stessi Paesi. Con grandissima felicità dell'industria bellica occidentale-Italia compresa- che danno tanto lavoro e che dall'altra parte del mondo danno tanta morte, bambini compresi. Dopo la paura l'industria bellica è la più fiorente, a che serve costruire le armi se poi non vengono usate? Si avrebbe la saturazione produttiva, le armi vanno usate, e se le armi cantano tanti innocenti muoiono. Sotto l'egida dell'ONU o senza, un Paese che viene bombardato è comunque un crimine contro l'umanità. Chi bombarda è l'aggressore chi le bombe le riceve è l'aggredito.

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    1. Come si è visto in molti casi l'intervento armato non risolve le situazioni, cioè non porta nè pace nè democrazia. E' un lavoro di lunga durata, cui tutti i paesi civili dovrebbero contribuire, singolarmente e nelle istituzioni internazionali, finanziando in quei disgraziati paesi l'istruzione, la sanità, pratiche agricole e industriali corrette, e diffondendo un clima di fiducia reciproca e rispetto. In situazioni estreme può essere necessario un intervento di forza, ma sotto l'egida di una autorità internazionale riconosciuta, e comunque circoscritto e limitato nel tempo e nei luoghi. Purtroppo il peso degli interessi economici, politici e di casta, non permette che nel mondo si affermi questo tipo di approccio, e così rimaniamo come sospesi tra buoni propositi e dura realtà.

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