sabato 23 febbraio 2013

E dopo il 25 come la mettiamo con i grillini?

Ritorno sul ‘grillismo’ dopo aver commentato su questo Blog, alcuni giorni orsono, l’articolo di Peppino Caldarola. Mi ha molto impressionato la manifestazione di ieri a Piazza San Giovanni, Concita De Gregorio in diretta su La7 commentava che se ci fossero stati partiti o sindacati si sarebbe parlato di un milione di persone, e aggiungeva che ,aggirandosi tra i partecipanti e parlando con loro, avesse constatato come gran parte fossero elettori delusi del centro-destra così come un’altra grande parte lo fosse del centro-sinistra; Concita concludeva come fosse importante cercare di capire questo fenomeno.  Invece dalle nostre parti (intendo nel centrosinistra) prevale ancora un atteggiamento liquidatorio e sprezzante, populismo e demagogia sono le parole che esemplificano il tutto, uno slogan buono per la campagna elettorale, ma poi? Quando in Parlamento avremo 100 o più ‘grillini’, che faranno i nostri? Certo molto dipenderà da ciò che faranno ‘loro’, avvezzi più a spiazzare l’interlocutore che a dialogare. Ma noi, che ci spacciamo per i più bravi e i più intelligenti, rinunceremo a trovare una qualche forma di rapporto con tante di lor persone  mosse da passione civica o li ricacceremo nell’infamia solo perché il loro capo ha dato del Gargamella a Bersani e chiesto un’indagine sul PD dal ’95 ad oggi per i fatti dell’MPS?

 Ancora ieri l’ennesima e sterile polemica tra Bersani, nato ‘povero’, e Grillo, oggi ‘miliardario’, un patetico ping-pong non si sa bene se all’insegna di un marxismo grossolano (la classe) o di un evangelismo puerile (il censo). Finiti i fumi dei comizi, esaurite le battute di facile effetto e depositate le armi della propaganda, si tornerà a ragionare con spirito pratico e si scopriranno più cose da condividere di quante ora possiamo immaginare. Confido in quei tanti candidati/candidate nuovi che si sono affermati con le primarie, e che affronteranno le questioni all’insegna dell’intelligenza, della chiarezza e della coerenza; quindi niente ‘inciuci’ o accordi sotto banco, che ci fanno solo male, come la Bicamerale o il ‘patto della crostata’ (solo per fare qualche accenno alla storia recente), ma proposte, discussioni e fatti in vista di un risultato. Solo così potremo diventare un riferimento anche per quei tanti delusi e arrabbiati che oggi affollano i comizi di Grillo ma che hanno pure loro un problema di lavoro, di casa, di figli, di salute, di diritti, e domani chiederanno soluzioni – che noi  sapremo offrire- e non slogan concitati e sterili -come oggi il loro 'guru' declama in grancassa.
Marino Contardo       

4 commenti:

  1. Marino, quel ci "spacciamo per i più bravi e i più intelligenti" è una insinuazione sottilmente malevola che volentieri lascerei a chi non ci vuole bene, e sono in tanti. E' già tanto per noi essere giunti a questo punto: ossia pigliare per i capelli un Paese che non ci ama, che ci scappa da tutte le parti, che ha rimandato i conti con se stesso, trovando ancora una volta in un battutista, il salvacondotto per rimandare ulteriormente la saldatura del conto... Grillo aiuta buona parte degli italiani nell'opera di sbianchettamento del proprio passato. Proiettando tutti i mali reali e immaginari sui politici (tutti e senza distinzione) li aiuta a dimenticare che quei politici sono stati gli italiani a volerli e non gli alieni, e che la situazione disastrosa del debito pubblico è dovuta esclusivamente ai patteggiamenti tra elettori ed eletti a carico delle future generazioni. Non è con il "fuori tutti" che si ricostruisce un Paese; non è sulle macerie di un Paese che un furbo miliardario si può approfittare della buona fede di alcuni e della mala fede di troppi per assicurarsi una vittoria sul nulla, perché dal 25 febbraio si dovrà necessariamente stringere alleanze e timbrare cartellino... a meno che non voglia ritornare a votare facendo perdere altri soldi a tutti... Dal 25 febbraio chi ha più filo tesserà la sua tela...

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  2. Marino Contardo2/24/2013 04:54:00 PM

    ‘Un paese che non ci ama’, ecco il punto. Come innamorati respinti non riusciamo a capire perché l’amato/amata non appena ci pare di averlo/a conquistato/a non ci voglia più e rivolga altrove il suo sguardo. Eppure nelle grandi democrazie d’Europa le forze progressiste e riformiste hanno governato per lunghi periodi, alternandosi -com’è normale- con le forze conservatrici. Qui da noi non succede, non appena ci pare di avercela fatta ecco, puntualmente, qualcuno ci si mette per traverso a rovinarci la festa. E riprende la fatica di Sisifo. Questo dovrebbe farci riflettere, e non già l’anatema verso questo e quello che ‘non ci vuole bene’. Per venire all’oggi, conto molto sui nuovi candidati usciti dalle primarie, tutta gente che ha un senso della realtà che molte volte è sfuggito a quanti si sono fatti avanti a cariche anche importanti più per i meriti derivanti dal meccanismo della ‘cooptazione’che per forza propria.
    Marino Contardo

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  3. Questo Paese non ci ama probabilmente perché la nostra personalità di base di italiani favorisce tutti coloro che tollerano quando non incitano all'infrazione delle regole. La sinistra è normativa, dunque fisiologiacamente avversa al popolo italiano. In più gli italiani odiano gli intellettuali (dicono loro "parla come mangi") e sono antielitari. E avversano la sinistra anche per questo: perché sembra agli italiani elitaria. Quando racconto che Maurice Thorez - il segretario del PCF - è tra i fondatori dell'ENA, la più esclusiva ed elitaria Scuola francese, nessuno mi crede. Aggiungi poi lo schema che è in vigore storicamente dai tempi della Repubblica partenopea del 1799: ossia il sanfedismo, ricordo a tutti: il legame fortissimo tra nobili e lazzari, oggi: tra ricchi e masse televisivizzate. Ce n'è di ragioni sul fatto che la sinistra sia antipatica, oh se ce n'è, ma non sono tutte ascrivibili a colpe intrinseche alla sinistra italiana...

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  4. Marino Contardo2/25/2013 02:12:00 PM

    Convengo, il distacco che separa gran parte degli italiani dalla ‘sinistra’ ha radici storiche che vanno al di là dei meriti o demeriti, e che affondano in un certo modo di essere come popolo più incline alla sudditanza che al reclamare i propri diritti, con tutto ciò che questo comporta in termini di rapporto tra governati e governanti e di democrazia. E quando il favore del potente di turno non è più in grado di accontentare e tener buona una ‘massa critica’ si scatena il ribellismo con il demagogo di turno che incendia le polveri. Per poi –irrimediabilmente- tornare al punto di partenza (più che di antipolitica o di populismo, vedrei il fenomeno Grillo come forma attuale di ribellismo). D’altra parte la ‘sinistra’ ha coltivato per lungo tempo una sorta di alterità, un arroccamento attorno ad una propria presunta generosa verginità, che non ha aiutato a renderla accettabile come proposta di governo alla maggioranza del nostro paese. E così, a fronte di ruberie colossali e vergognose, anche un semplice barattolo di Nutella acquistato con soldi pubblici ci mette sullo stesso piano dei nostri ‘avversari’. Anche la Chiesa cattolica ha fatto la sua parte nello strutturare questo ‘animus’ nazional-popolare, avvallando e incoraggiando comportamenti servili verso l’autorità, e ipocriti in quanto ai comportamenti, ovviamente con tutte le contraddizioni del caso. Quando parlo di riflettere su di noi, non intendo che dobbiamo prostrarci davanti al tribunale della storia e confessare le nostre colpe (termine che non mi appartiene), ma indagare –per quanto riguarda il passato- senza indulgenze su quali fatti o personaggi abbiano ostacolato il nostro radicamento sociale e politico in Italia, e –per quanto riguarda il futuro- ad assumere un atteggiamento franco, vivace, curioso, attento, senza censure né autocensure, e senza riserve mentali, insomma di apertura verso tutto ciò che si muove in questo mondo complicato, ovviamente con la propria sensibilità e competenza.

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