lunedì 3 settembre 2012

Il paese e il Paese


Abbiamo messo nel sottotitolo del nostro blog la scritta “Notizie e opinioni dal piccolo e dal grande mondo”, con la pretesa implicita di mettere al centro della nostra attenzione sia il paese che  il Paese. Certamente è nella dimensione locale che la politica trova la sua spiegazione di prammatica (e anche il suo diabolico fascino), e cioè quell’arte (perché la politica checché se ne dica non è una scienza)  di saper coniugare valori e interessi, idee e (s)vantaggi individuali e collettivi, passione e calcolo, idealità e norme. Non c’è da stupirsi: la politica è questa, un fatto ideale e reale insieme nella cui dimensione  i cittadini sono chiamati a valutare ogni giorno il proprio e l’altrui interesse, i propri e gli altrui valori, e alla fine votare, scegliere, dire questo sì e questo no ma anche questi sì e questi no.

Ma ciò che colpisce di più, talora, nella politica locale, oltre le problematiche di scarso respiro se viste in un contesto più ampio (la viabilità, per esempio, ha scarso valore universale, anche se tocca il cittadino direttamente) è proprio l’effetto “replica”. Chiamo così la recitazione da parte di un partito politico sul palcoscenico locale delle grandi idee guida che vengono inscenate sul proscenio nazionale. Ora, per scendere nel caso concreto, sono  “propri” del PDL e del suo inventore Berlusconi, i valori acquisitivi rispetto a quelli solidaristici, l’ideologia del fare (il piano casa, l’Aquila new town dopo il terremoto anche se fermi all’effetto annuncio) rispetto a una presunta tendenza all’inerzia o al lamento; l’ottimismo fragoroso anche se inconsulto contro  un tacciato pessimismo “interessato” e antinazionale;  ma anche l'indicazione del “sogno” rispetto all’appello ai severi e stringenti diktat della realtà. Non aggiungo le veline e le igieniste dentali perché esse sono appannaggio non sempre di tutto il Popolo della Libertà, ma solo di qualche utilizzatore finale.

Se è vero tutto questo, lo spettacolo che viene dato in periferia rispetto al centro, è quello penoso di replicanti senza fantasia, di orecchianti senza copione, di scopiazzatori maldestri, di ingenui duplicatori di schemi mentali forse neanche saputi interpretare nella loro completa interezza di significato. Da qui l’ “uscita” del nostro sindaco sulla proposta di PGT, dove il “sogno” (come quello del tunnel) lascia sospettare più che  interessi torbidi (lo dico con chiarezza:  per progettare il male occorre anche una certa professionalità) una  vera e propria sventatezza, insipienza, assoluto vuoto mentale. Il bello è che ci dobbiamo mobilitare tutti ugualmente al fine che tutto questo carico di inadeguatezza amministrativa non si tramuti in un danno reale, in costi effettivi per il paese, in sfasci irrimediabili. Dobbiamo impedire, come è stato scritto qui, che il loro “sogno” diventi il nostro incubo, e che la farsa si tramuti in tragedia.

2 commenti:

  1. Ho letto con piacere questa pagina acuta e garbata e mi viene da pensare che l'ambizione di un partito che coltiva ancora l'orgoglio di essere tale debba essere quella di invertire questa tendenza a una periferia brutta-copia del vertice centrale: c'è stato un tempo in cui nella dimensione locale nascevano idee forti che non potevano essere trascurate a livello superiore, un tempo in cui il singolo comune, una particolare scuola, un limitato luogo di lavoro diventavano laboratori di innovazione, progettualità e organizzazione tali da imporsi poi a livello più ampio. La politica delle idee può e deve ripartire da qui per recuperare la forza e le energie per un'inversione di rotta. Franca

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  2. Grazie Franca, è proprio come dici tu. L'Italia, più di ogni altro Paese europeo, ha una secolare tradizione di vitale localismo. Partiamo da qui, da Cassina de' Pecchi, per interpretare (anche nel senso scenico a cui alludevo nel testo) il mondo. C'è tutta una letteratura, non solo narrativa, ma anche sociologica, che proprio a partire dalla "small town" individua i processi che si muovono nel grande schermo della vita nazionale.

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