sabato 22 settembre 2012

Le Regioni e le ruberie

Nel 1993 uscì il libro "La tradizione civica nelle regioni italiane" dello studioso americano Robert Putnam, che segnò una pietra miliare negli studi della scienza politica. Il titolo originale del libro di R.Putnam è "Making Democracy Work" e, nel suo nucleo più profondo, è uno studio sul "rendimento delle istituzioni". Nel discorso di Putnam le Istituzioni funzionano, "rendono", se si radicano su un humus "culturale" fecondo. Da qui il maggior rendimento dell'Istituzione-Regione al Nord Italia - dove gli orientamenti collettivi alla cosa pubblica, fin dal lontano Medio Evo, sono di tipo orizzontale-collettivo-cooperativo-inclusivo, rispetto al Sud dove le mentalità determinano invece comportamenti di tipo verticale-individuale-concorrenziale-esclusivo (familismo amorale, lo chiamava E.Banfield). In altre parole al Nord, secondo Putnam, il comportamento dei cittadini è 'community oriented' e favorisce il funzionamento delle Istituzioni in quanto favoriscono l'associazionismo, ossia la molecola originaria di ogni democrazia, il luogo "mentale" prima che istituzionale in cui i cittadini, spontaneamente sviluppano il massimo dei comportamenti 'community oriented'.

Ora, difronte allo sfascio attuale delle Regioni italiane il mio convincimento centralista si rafforza. Non vale il discorso che al Nord l'istituzione Regione è più efficiente. L'equazione efficienza=onestà su cui insiste Formigoni è fasulla: la Regione può essere mediamente efficiente per la laboriosità dei suoi abitanti e lavoratori, virtuosi dal punto di vista civico, e corrotta per l'azione delle sue classi dirigenti. Nei fatti in tutte le Regioni, dopo la disgraziata riforma del Titolo V della Costituzione operata ahimè dal Centro Sinistra nel 2001, i costi (90 miliardi in più in 10 anni), l'inefficienza, gli sprechi e la corruzione si sono moltiplicati come cellule tumorali. Cito solo il fatto che le Regioni possono intrattenere rapporti internazionali: questa innovazione ha comportato ipso facto l'apertura di sedi all'estero di tutte le Regioni italiane, una follia!

La mia idea centralista è rafforzata dalle ultime notizie di cronaca. Pertanto propongo: si proceda a un robusto dimagrimento delle regioni (è l'idea del costituzionalista Michele Ainis sul fondo del "Corriere" di oggi), si "riformi" la riforma del titolo V, si aboliscano le Regioni a statuto speciale... Si prenda esempio dai Francesi: si costituisca anche da noi una "noblesse d'Etat", una forte e indipendente burocrazia (c'è in tutte le democrazie avanzate) selezionata con Alte Scuole e feroce meritocrazia, e il Governo centrale ridiventi il Demiurgo dei destini della Nazione. Almeno sappiamo con chi prendercela ogni 5 anni. E' inutile abbaiare alla luna adesso: più moltiplichi i centri di spesa più moltiplichi la corruzione.

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