lunedì 7 maggio 2012

Lettera aperta di Emanuele Fiano. "Parteciperò"


Cari amici,
da tempo volevo riaprire le mie FianoNews dal Parlamento.
Lo faccio con una iniziativa che ho preso in questi giorni, colpito dalle immagini della marcia che, a Milano, il 29 Aprile scorso ha commemorato l’assassinio di Sergio Ramelli, giovanissimo esponente della destra milanese, ucciso nel 1975 da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia condannati nel 1990 per omicidio volontario. Le immagini del corteo le potete vedere qui.

Io partecipai, qualche anno fa quale capogruppo dei Ds a Milano all’intitolazione dei giardini a Sergio Ramelli. E alle stesse condizioni di allora, lo rifarei, e riparteciperei a quella intitolazione alla quale non ci fu nessun saluto romano, nessuna bandiera con le celtiche etc etc.Lo rifarei perchè Sergio Ramelli è stato assassinato con una violenza bestiale, e per me inconcepibile e inaccettabile, a prescindere dalla parte politica dei suoi assassini, che comunque non era la mia. Erano anni terribili su tutti i fronti, ma a me non importa, quella violenza è comunque mia nemica.
Commemorare la sua morte è un diritto, ci mancherebbe. Altro è fare della sua commemorazione, come è successo a Milano pochi giorni fa, un corteo neofascista con bandiere con la celtica e saluti romani. Come se non sapessimo che quei simboli, quei saluti, quei canti, eseguiti da appartenenti a gruppi neofascisti, sono esattamente, l'esaltazione della memoria fascista. Un conto è commemorare un assassinio politico che va condannato da chi comunque è contro la violenza, un conto è voler riscrivere la storia, inneggiando a chi nella nostra storia patria, stava dalla parte degli assassini e della dittatura.
Per questo con due amici ho scritto la seguente lettera aperta, della quale qui accludo l’inizio, per la quale abbiamo già raccolto in vari siti oltre 5000 firme, ora mi piacerebbe avere anche la vostra, che potete apporre cliccando “Parteciperò” sulla pagina che qui vi indico
un saluto caro, Emanuele Fiano


Sig. Presidente del Consiglio
Sig.ra Ministro della Giustizia
Sig.ra Ministro dell’Interno
Sig. Prefetto di Milano
Sig Questore di Milano
Chi scrive, è cittadino di questa Repubblica, ne osserva le Leggi e ne rispetta la Costituzione.
Chi scrive sa come nasce la Costituzione di questo paese, conosce il sangue che è scorso durante la guerra di Liberazione dal fascismo e dall’occupazione nazista, vinta dai Partigiani alleati con il liberatori; conosce il senso che a questa Costituzione si diede proprio in risposta al ventennio di dittatura assassina e liberticida.
Noi conosciamo i simboli, le parole, le colpe e la memoria di quel ventennio. E sappiamo che non pochi ancora oggi conservano, per quella pagina di morte della libertà in Italia, una costante e patologica nostalgia. La domanda che ci è sorta come altre volte spontanea nelle ultime ore è : la Democrazia italiana, nata dalla lotta antifascista, ha dei limiti di espressione?
Qualunque espressione, anche la più palesemente coerente con quel passato, nei simboli e negli slogan, può essere espressa, senza divieti o limiti?
Domenica 29 Aprile a Milano, città medaglia d’oro della Resistenza, 900 giovani appartenenti ai più noti gruppi dell’estrema destra extraparlamentare, hanno sfilato in città, facendo sventolare le loro bandiere bianche rosse e nere ( che strano ! proprio come quelle naziste del terzo reich ) con al centro la celtica, per ricordare l’assassinio di Sergio Ramelli...
Michel Dreifuss, Sara Elter, Emanuele Fiano.

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