Non potremo dirci un paese civile finché non avremo fatto i
conti con la criminalità organizzata e col terrorismo.
Questa riflessione mi è sorta ricordando che trentaquattro anni fa, il 9 maggio 1978,
venivano uccisi Peppino Impastato e Aldo Moro e sfogliando il quotidiano la Repubblica non ho trovato neppure un cenno in proposito:
il giornalista ed attivista e il
Presidente della Democrazia Cristiana furono vittime di mafia e terrorismo
Oggi, all’indomani dell’inquietante attentato Adinolfi, intossicati dai fumi dei risultati delle
amministrative, tra chi ha “grilli” per
la testa e chi altro, trascuriamo la nostra storia recente, condannando il passato a trovare spazio nel
presente.
Restano infatti ancora zone d’ombra sul rapimento e la morte
di Aldo Moro: tra l’altro uno degli assassini di via Fani pare che viva
indisturbato in Nicaragua, essendone anche divenuto cittadino. Si tratta di
Alessio Casimirri che si gode un’immeritata latitanza, come Cesare Battisti in
Brasile.
Non troppo tempo fa,
purtroppo, da persone delle istituzioni
del nostro paese abbiamo sentito affermare che con la mafia in Italia bisogna
fare i conti e che chi dice la verità con troppa insistenza è un rompiscatole o
peggio, come il linguaggio della
politica scurrile osava già affermare.
Tenere in poco conto la storia può portare perfino a pensare di poter eliminare la moneta
comunitaria senza grosse conseguenze
e porta la cultura dell’”usa e getta”
nella politica: sfasciare e buttare è più spiccio che recuperare: in tutti questi anni siamo stati sciaguratamente abituati a pensare che
soluzioni semplicistiche possano
risolvere questioni complesse, con quali
risultati è sotto gli occhi di tutti.
9 maggio 2012, Franca
Marchesi
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